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Omicron si ferma davvero in gola?

La variante Omicron si ferma davvero in gola? Purtroppo come spesso accade da due anni a questa parte sono diverse e talvolta contraddittorie le informazioni che in un primo momento giungono sulle diverse varianti del Covid-19: cerchiamo di fare il punto della situazione.

Omicron non va comunque sottovalutata

La prima cosa da sottolineare, come indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, è che anche Omicron può portare alla morte: soprattutto nelle persone non vaccinate prive di qualsiasi supporto anticorporale, il rischio di malattia grave e la possibilità di decesso sono una realtà con la quale si potrebbe avere a che fare. Quel che sostiene a ogni modo l’Oms è che i primi dati a disposizione provenienti dagli studi farebbero pensare che il virus in questa variante potrebbe prediligere principalmente le vie respiratorie alte: questo non significa che si abbia a che fare con un raffreddore ma con un meccanismo di azione che potrebbe limitare i danni ai polmoni.

Deve essere tenuto conto che in questo momento il numero dei contagi sta salendo esponenzialmente e per comprendere appieno come la variante Omicron funzioni è necessario studiare con attenzione i dati provenienti dalle ricerche in atto in questo momento. Va detto che alcuni studi, ancora però non sottoposti a peer-review, mostrerebbero come questa variante sembrerebbe infettare con maggiore probabilità la gola e non i polmoni rispetto alle altre varianti di Covid-19.

Un fattore questo che secondo gli esperti che potrebbe spiegarne anche la maggiore contagiosità quanto la minore gravità: una caratteristiche che già a fine dicembre era stata sottolineata in uno studio sudafricano.  Come ha spiegato al Guardian Deenan Pillay, professore di virologia alla UCL “le diverse mutazioni presenti in Omicron potrebbero averne alterato la capacità d’infettare le cellule” e il fatto che il virus si replichi nella gola lo rende più trasmissibile, mentre la replicazione all’interno dei polmoni lo renderebbe più pericoloso per la persona ma meno trasmissibile.

Studi da completare ma complessivamente interessanti

È importante sottolineare ancora una volta come gli studi sulla variante Omicron del Covid-19 siano ancora agli inizi: ciò non significa che non siano state osservate particolarità interessanti. Ad esempio una ricerca condotta dal Molecular Virology Research Group dell’Università di Liverpool ha registrato come i topi infettati da Omicron perdevano meno peso, presentavano una carica virale più bassa e rispetto a quelli infettati con Delta presentavano una polmonite meno forte.

Risultati che per quanto incoraggianti, va detto ancora una volta, non possono far abbassare la guardia: il vaccino e il booster a esso legato rimangono ancora la maggiore arma di contrasto della malattia grave causata da questo virus.