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Taranto, diossina oltre la soglia nel latte materno

Invece di nutrirsi, ad ogni poppata si avvelenano un po’. Perché a Taranto i neonati che bevono latte materno, bevono anche diossina. Lo rivelano le analisi commissionate dall’associazione di volontariato “Bambini contro l’inquinamento”.

Analisi secondo cui la concentrazione di diossina e pcb (policlorobifenili, composti chimici contenenti cloro e tossici quanto la diossina), rilevata in tre campioni di latte materno di altrettante mamme è risultata superiore di 25 volte alla dose tollerabile giornaliera, stabilita dall’Organizzazione mondiale della sanità.

Sotto accusa soprattutto le emissioni inquinanti dello stabilimento siderurgico Ilva. “La diossina ce la ritroviamo ovunque” dice Giuseppe Merico, pediatra e presidente dell’associazione. “I risultati sui campioni di latte materno confermano i nostri sospetti. Adesso aspettiamo risposte concrete dalle istituzioni“.


L’associazione ha presentato una denuncia alla procura di Taranto per accertare se vi siano pericoli per la popolazione e per verificare eventuali responsabilità. “Il sindaco di Taranto deve chiedere subito all’Ilva il monitoraggio della diossina 24 ore su 24 e opporsi ad ogni autorizzazione a produrre se ciò non avverrà“, dice Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink.

La magistratura aveva già avviato un’inchiesta dopo la scoperta di diossina e pcb in due campioni di latte prodotti da un’azienda zootecnica vicina all’Ilva. Tracce delle stesse sostanze sono state riscontrate nel sangue di dieci cittadini e nel latte prodotto da altre due aziende casearie. Il reato ipotizzato è quello di disastro colposo.