Nel campo della chirurgia della cornea si sta assistendo a numerose innovazioni. Tra queste, presente anche in Italia, il laser a femtosecondi, che promette una cicatrizzazione più veloce, minore astigmatismo finale e la ripresa visiva nel giro di qualche settimana. Questo nuovo dispositivo, dunque, rivoluziona completamente la tecnica chirurgica, assicurando una precisione inarrivabile rispetto agli strumenti manuali.
Il nostro Paese è il primo in Europa per la donazione di cornee, e all’anno si contano circa 5 mila trapianti di cornea, un’operazione chirurgica necessaria per recuperare la vista in caso di una irregolarità della curvatura corneale (cheratocono), molto comune nei giovani, o in caso di grave compromissione della trasparenza della cornea, più frequente negli anziani che si sono sottoposti ad intervento di cataratta.
Il nuovo laser, rispetto alla tecnica tradizionale, che lasciava spazio a possibili danni alle strutture intraoculari, tagli incompleti o di forma non regolare e soprattutto non perfetta coincidenza della forma del taglio fra donatore e ricevente, garantisce non solo una precisione assoluta, ma soprattutto una migliore integrazione del tessuto trapiantato.
Come ha spiegato il prof. Aldo Fronterrè, specialista di Chirurgia corneale a Milano e Pavia, già Primario di Chirurgia Oculistica presso la fondazione S. Maugeri:
I rischi legati alle tecniche del passato possono compromettere la regolarità della giunzione fra donatore e ricevente determinando un astigmatismo elevato o irregolare che influenzerà negativamente il risultato visivo finale.
Questo nuovo laser a infrarossi emette degli impulsi ultra corti di durata infinitesimale, nell’ambito di femtosecondi, da cui prende il nome. Gli impulsi ad alta frequenza vengono localizzati nello spessore della cornea, permettendo di effettuare tagli di estrema precisione e predicibilità programmati in base al singolo paziente.
Tutte queste caratteristiche ne fanno uno strumento in grado di garantire un risultato ottimale e di asportare le suture dopo 6 mesi anziché 12 come avviene con la tecnica tradizionale. I pazienti, infatti, recuperano la vista più rapidamente e con un ridotto astigmatismo.
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