Acqua potabile? Sì, ma con giudizio ci verrebbe da dire. Soprattutto dopo l’ultima indagine condotta da Greenpeace che ha dimostrato come, in tutto il territorio italiano, sia presente contaminazione idrica.
Cosa si trova all’interno dell’acqua potabile
Più nello specifico parliamo di sostanze poli e per-fluoroalchiliche (PFAS) nel 79% dei campioni di acqua potabile posti sotto analisi. E non si parla di sostanze prive di effetti collaterali. Possono arrivare addirittura a rappresentare un fattore di rischio per cancro, malattie della tiroide, problemi al fegato e obesità.
Insomma, si tratta di sostanze tutt’altro che benefiche per il nostro organismo che, a quanto pare, sono però presenti in buona parte dei campioni presi da Greenpeace in tutta Italia. Parliamo di acqua potabile teoricamente, non di acquitrini o stagni. Tra i PFAS più riscontrati senza dubbio il PFOA, cancerogeno e riscontrato all’interno del 47% dei campioni. Nel 40% di questi è stato riscontrato invece il composto a catena ultracorta TFA insieme al potenzialmente cancerogeno PFOS rilevato nel 22% dei casi.
Quella che consideriamo quindi solitamente acqua potabile, priva di problematiche, è in realtà più contaminata di quel che pensiamo. Come sottolineato anche da Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia, è inaccettabile una simile situazione.
Soprattutto perché si tratta di una emergenza che viene totalmente ignorata dalla politica che al contrario dovrebbe preoccuparsi della salute pubblica e lavorare per la decontaminazione delle acque italiane. L’acqua potabile, come indica il nome, dovrebbe essere buona da bere e non apportare problematiche.
“Ancora oggi non esiste nel nostro Paese una legge che vieti l’uso e la produzione dei PFAS”, sottolinea Ungherese. Evidenziando come gli italiani abbiano diritto a bere dell’acqua realmente potabile, pulita e priva di qualsiasi tipo di contaminante o veleno.
Sostanze chimiche permanenti e pericolose
I PFAS sono tecnicamente conosciuti anche come sostanze chimiche permanenti perché difficilmente riescono a essere eliminate dall’ambiente e dall’organismo. Per capire di cosa stiamo parlando, questo tipo di sostanze viene utilizzato per rivestire padelle e pentole antiaderenti, impermeabili, tappeti, pelli. Addirittura li troviamo all’interno di contenitori per il cibo.
Quali sono i territori maggiormente colpiti dalla presenza di queste sostanze nelle acque potabili? L’analisi di Greenpeace ha rivelato che questi agenti contaminanti sono presenti in quasi tutti i campioni prelevati a Milano, in Piemonte e Veneto. Nonché in alcune zone dell’Emilia Romagna, della Toscana, della Sardegna, dell’Umbria e della Liguria.
Dall’inizio 2026 è prevista l’entrata in vigore, anche in Italia, della direttiva europea dedicata che impone dei limiti. Il problema? Alcuni studi recenti hanno indicato come queste limitazioni che saranno imposte sono superate e che meritano di essere ancora più stringenti.