Curare il diabete con una diagnosi precoce ed un altrettanto veloce utilizzo di insulina? E’ su questi due punti che gli esperti di tutto il mondo si sono confrontati in occasione dell’ultimo congresso dell’American Diabetes Association. Questo perché questa patologia, nonostante campagne adeguate di prevenzione continua ad aumentare in modo vertiginoso nella società.
Le statistiche parlano di almeno 220 milioni di persone affette da diabete, e c’è qualcuno che si azzarda addirittura a fare stime più ampie e dolorose toccando i 350 milioni di unità, pensando a coloro che potrebbero svilupparlo a breve per tutta una serie di fattori fisici ed ereditari. L’obiettivo degli esperti è ovviamente quello di limitare il più possibile le complicanze di questa malattia.
E fare in modo tale che la qualità della loro vita non sia inficiata da disturbi correlati. Al contempo però si butta un occhio anche sui costi che questo disturbo arreca ai servizi sanitari nazionali. Sebbene si tratti di uno studio americano, i punti cardine possono essere spalmati senza problemi anche su quella che è la situazione italiana ed europea.
In particolare, nel corso del convegno si è parlato della necessità di abbattere le complicazioni di tipo cardiovascolare.
E’ possibile questo passo in avanti nella cura della malattia? La risposta è affermativa se si riescono a tenere sotto controllo alcuni aspetti della vita dei pazienti, in particolare la necessità di effettuare della sana attività fisica, il controllo dell’ipertensione e della fluidità del sangue, il tutto correlato ad una dieta che aiuti a tenere sotto osservazione la quantità di zuccheri nel sangue.
Proprio in base a queste linee guida è stato condotto uno studio, recentemente presentato al congresso in questione, che ha visto collaborare insieme inglesi, danesi ed olandesi per effettuare uno screening accurato su oltre mezzo milione di persone. Da questa analisi sono state estrapolate 3057 diabetici, di cui una parte sono stati approcciati con un metodo aggressivo, di attacco nei confronti della malattia. In questo caso, rispetto ai pazienti trattati con i protocolli standard, è stato rilevato, anche se non di molto, un minore rischio di conseguenze cardiovascolari.
Di qui è stato deciso un studio specifico che studi nello specifico i benefici di un utilizzo precoce di insulina anche nei pazienti affetti dal diabete di tipo 2.
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Fonte: Corriere della Sera