La nostra società, purtroppo, ci regala ormai da tempo diversi episodi di cronaca relativi al bullismo, sia per ciò che riguarda i nostri confini nazionali che oltre gli stessi. Ora una ricerca condotta recentemente negli Stati Uniti apre lo sguardo verso un’ulteriore problematica inerente questo stato di cose: il bullismo virtuale crea negli adolescenti danni ancora più gravi di quello reale.
Dato che viene confermato da una indagine tutta italiana che vede vittima di tale abuso psicologico anche il 33% dei giovani italiani. A partire da parolacce ed insulti, fino ad arrivare a minacce e percosse. Deleteri, ma quanto sembra mai come quando giungono per mail o per sms. Il tutto, secondo gli esperti, deriva dall’essere “colti di sorpresa” dall’attacco, impensabile tramite compendi elettronici. Quando ciò accade non viene attivato nessun meccanismo di “coping psicologico”, al contrario di quando si riceve una tale minaccia nella vita reale.
Il cyberbullismo è ancora più grave perché la sensazione recepita dalla vittima è quella di non avere più scampo, di non poter godere di un posto neutro, senza problemi, come accade nella vita reale dove almeno per un periodo di tempo, seppure limitato, ci si può sottrarre.
Lo studio condotto dal personale dell’Education Development Center dell’Università di Boston e pubblicato sull’American Journal of Public Health, ha sottolineato come quasi la metà di chi subisce bullismo sia a scuola, che sul computer e sul cellulare cade in depressione (47%). Dati che possono essere “scomposti” in questo modo: dell’intera percentuale rilevata di coloro che cade in depressione, il 33,9% deriva da un bullismo di tipo virtuale.
Entrando nello specifico dei dati, il 6,4% le minacce arrivano via sms contro le ragazze, sia con fini persecutori che pornografici. Una percentuale che sale esponenzialmente al 33,1% nei confronti dei ragazzi gay.
Va sottolineato: è’ l’anonimato derivante da tale tipologia di approccio a favorire in tal modo il cyberbullismo. Ma perché si agisce in tal modo? Gli esperti stanno focalizzando i loro studi nel rispondere alla seguente domanda: è colpa dei geni o dell’educazione ricevuta?
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Fonte: AJPH