Difficilmente in un paese industrializzato e con una possibilità alimentare variegata come quella attuale si prende in considerazione l’idea che una malattia come lo scorbuto, dettata dalla carenza di vitamina c ed altri nutrienti importanti per il corpo possa manifestarsi. La storia che il Corriere della Sera racconta in questi giorni, confuta tale assunto, spiegando come anche in situazioni di benessere possano esservi le basi per far “rivivere” malattie date per scomparse.
Lo scorbuto, a livello patologico, porta con sé diverse conseguenze di caratura alta come problemi respiratori e forti anemie, comprendenti sul lungo periodo dei problemi per gli organi interni che rischiano di provocare il collasso delle condizioni generali del paziente ed il transito dello stesso verso il decesso. Una volta veniva “contratta” dai marinai che per mese toccavano terra e non potevano consumare frutta e verdura freschi.
Nella storia che il quotidiano ci riporta, il paziente è una ragazza di 30 anni, di professione medico. Il tutto si può dire che sia partito dalle intolleranze alimentari che la giovane ha sviluppato a partire dai 3 anni. Allergica alle noci ed alla frutta secca, la giovane cresce senza problemi fino all’adolescenza, quando dopo i vent’anni, ricomincia a soffrire di intolleranze. Per anni elimina molti cibi naturali e molte verdure, fino ad arrivare al 2009 quando con la scoperta di essere “allergica” a frutta e verdura, elimina anche i pomodori dalla sua dieta.
Spariscono i disturbi gastro-intestinali ma iniziano dopo un paio di mesi ad arrivare le petecchie sulla pelle (piccole emorragie sottocutanee, n.d.r.). Gli specialisti pensano ad un disturbo di tipo infiammatorio come la vasculite: nel momento in cui la giovane inizia a perdere sangue nelle feci, ipotizzando la presenza di una ulcera le prescrivono dei farmaci gastroprotettori, del cortisone e degli integratori di vitamina C e ferro.
La situazione sembra sistemarsi, ma appena due mesi dalla fine della terapia, la ragazza continua a stare male nonostante la ripresa del cortisone, a tal punto che verso la fine del 2010 è costretta ad essere ricoverata per via di un forte affanno. Solo nel momento in cui le viene diagnosticata una forte anemia ed una grave ipertensione polmonare i medici iniziano a sospettare qualcosa. Che diventa realtà quando la giovane, dimessa dopo un ciclo di trasfusioni, viene nuovamente ricoverata con un tasso di emoglobina incompatibile con la vita perdendo sangue dalle gengive.
E’ lei stessa in quel caso, dopo un’attenta ricerca, a spingere i medici verso la diagnosi di scorbuto, per via della precisa coincidenza tra i suoi sintomi, la sua dieta, e la sintomatologia di questa particolare malattia. E’ bastato reinserire un integratore di Vitamina C per far star nuovamente bene la giovane.
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Fonte: Corriere della Sera