Nel tentativo di conciliare il bisogno della popolazione di avere una norma sulla fecondazione assistita che almeno si “avvicini” a quella degli altri Paesi civilizzati, con le richieste provenienti dal Vaticano di limitare di molto i casi di questo tipo, il Governo italiano aveva varato una norma anticostituzionale (che novità) che prevedeva l’impossibilità di congelare gli embrioni, se non per un’acuta ed imprevedibile malattia della madre, e soprattutto prevedeva che si potevano impiantare al massimo 3 embrioni per volta (la famosa legge 40).
Questa norma metteva in pericolo sia la salute della madre che quella del feto, e spesso aveva portato a parti plurigemellari. Come era facilmente prevedibile, alla prima sentenza della Corte Costituzionale, la legge è stata bocciata. In particolare, secondo la sentenza del giudice Alfio Finocchiaro, si tende a tutelare la salute della donna, e quindi si demanda al medico la possibilità di decidere, caso per caso, quanti embrioni c’è bisogno di impiantare, in numero superiore a tre se necessario. Inoltre la crioconservazione non sarebbe più considerata un reato, ma un’operazione lecita, dato che conserverebbe quegli embrioni non impiantati per scelta medica. Ancora una volta giustizia è fatta, e ora si spera che i legiferatori italiani si convincano a fare norme più vicine a quelle presenti negli altri Paesi, e non far stare l’Italia sempre indietro di 30 anni per colpa dell’influenza della Chiesa.
[Fonte: Aduc]