Gli ospedali italiani sono in agonia, ma non sono ancora morti. E’ questa la fotografia che esce dal rapporto dell’Audit civico di Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, presentato nella giornata di ieri a Roma. Secondo il controllo effettuato su 87 aziende ospedaliere di tutto lo Stivale, ben il 50% è considerato fatiscente a causa di interventi fondamentali non attuati dopo una prima segnalazione (il 40%), e strutture non a norma.
Ma nonostante questo primo impatto sia piuttosto negativo (l’idea che un ospedale su due sia inadeguato fa venire i brividi), il Rapporto lascia una “speranza”, perché nota un certo miglioramento rispetto agli anni passati. Il comfort e la sicurezza dei pazienti sono infatti aumentati dal 2008 e dalle rilevazioni precedenti, notando che le stanze di degenza senza i servizi igienici si sono ridotte al 20% (comunque ancora tante), e sono sempre meno gli ambulatori senza la sala d’attesa o che non forniscono i pasti ai pazienti.
Dal rapporto emerge che, se le carenze strutturali sono evidenti, almeno il servizio offerto dal personale sanitario è più che sufficiente. La cura delle malattie, l’accesso alle prestazioni, la prevenzione e la gestione di tutte le fasi della degenza vengono considerate mediamente buone, con i diritti dei malati ancora non pienamente rispettati, ma che indicano un certo miglioramento. Anche l’accesso ai bancomat è sempre migliore, visto che dall’ultima rilevazione l’83% delle strutture ne ha almeno uno. Molto si può fare anche sulla comunicazione e nella collaborazione tra cittadini e Asl, mentre la maglia nera va come al solito alla burocrazia.
Ci sono ancora troppe carte e iter troppo lunghi per qualsiasi operazione, e questo rallenta molto il passaggio ad un sistema sanitario eccellente. Un problema che viene aggravato dall’inefficienza nel Meridione, dove secondo Francesca Moccia coordinatrice nazionale del Tribunale per i diritti del malato,
Curare il dolore è una missione impossibile. Le liste di attesa sono un’area critica anche se qualcosa si sta muovendo. La burocrazia è il vero ostacolo per i diritti dei malati oncologici e degli affetti da patologie croniche. C’è fatiscenza e trascuratezza su un ospedale su due. Il Sud è fanalino di coda per la sicurezza. I cittadini sono considerati un ingombro, non una risorsa. Manca la certezza dell’attuazione in una situazione frammentata.
Le Asl peggiori sono in Sicilia e Lazio, ma in generale è tutto il Sud a pagare dazio. Al Nord invece le strutture riconosciute come “eccellenti” sono addirittura il 70%, il che mostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, un Paese spaccato a metà.