Inforcare lo scooter o la bici, facendo lo slalom in mezzo al traffico cittadino mentre tutti gli altri sono fermi con le loro auto, può apparire, a prima vista, una cosa positiva e per alcuni versi lo è, ma sembra che l’incidenza delle fratture della colonna vertebrale e degli arti siano aumentate del 10% a causa delle buche sul manto stradale e delle conseguenti cadute.
Come ha spiegato Franco Postacchini, direttore del dipartimento di ortopedia dell’università La Sapienza di Roma:
Anche per quanto riguarda le lesioni osteotraumatiche, ovvero per quelle in cui viene a mancare la calcificazione completa della frattura nonostante i tentativi operati negli anni, si registra un aumento del 20%. Oggi sono sempre di più le persone che scelgono le due ruote per spostarsi nelle grandi città non solo giovani, ma anche over 60. Una guida veloce, l’asfalto sconnesso e gli incidenti sono le cause più frequenti della traumatologia da strada. Schiena e arti sono le zone più colpite e indifese per chi è abituato a spostarsi in moto o in bici.
Ma anche quando non si arriva a subire una frattura, c’è sempre da tenere conto del dolore cronico alla colonna vertebrale. Il 20% dei pazienti, infatti, lamenta forti dolori nella zona lombare, e nel 90% dei casi a causa di una frattura osteotraumatica alla colonna mai superata.
In questi casi, fare una lastra è di poca utilità, il discorso cambia, invece, se si effettua una risonanza magnetica. In caso di diagnosi positiva, alcuni specialisti consigliano di intervenire con la vertebroplastica, ovvero l’iniezione di cemento sintetico nelle vertebre.
La vertebroplastica è una metodica chirurgica mini-invasiva utilizzata nel trattamento delle fratture vertebrali. Consiste nella stabilizzazione della frattura mediante cementazione realizzata attraverso l’iniezione di cemento acrilico (polimetilmetacrilato) nel corpo vertebrale. Il cemento, dopo pochi secondi, si solidifica e acquista la resistenza e la durezza dell’osso umano. In questo modo si permette la “cicatrizzazione” della frattura, “congelando” la deformità vertebrale e impedendo che questa possa peggiorare nel tempo.
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