Curare l’appendicite attraverso l’assunzione di antibiotici potrebbe essere un’ottima alternativa all’operazione chirurgica di norma eseguita. E’ questa la proposta che arriva direttamente da uno studio condotto da un centro di cura inglese e pubblicato sul British Medical Journal. Secondo i ricercatori del Nottingham Digestive Diseaeses Centre una terapia antibiotica potrebbe risultare altrettanto efficace.
Torniamo indietro nel tempo: l’utilizzo del bisturi per rimuovere l’appendice infiammata a rischio di peritonite è una pratica ormai in uso dal 1889. Secondo la medicina tradizionale rimandare eccessivamente il ricorso al bisturi sarebbe semplicemente in grado di aumentare le possibilità di perforamento di questa piccola porzione di intestino ed il conseguente sviluppo di infezioni potenzialmente mortali.
Gli scienziati del centro inglese hanno analizzato i risultati di quattro studi clinici randomizzati che hanno coinvolto 900 pazienti adulti con diagnosi di appendicite acuta non complicata: di questi 470 malati hanno ricevuto un trattamento antibiotico e 430 sono stati invece sottoposti a intervento chirurgico. I risultati hanno dimostrato che la terapia a base di antibiotici si è rivelata funzionante nel 63% dei casi fino a un anno dall’inizio del trattamento, facendo registrare un calo delle complicanze pari al 31%rispetto a quelle relative alla chirurgia.
Commentano gli studiosi:
Il ruolo degli antibiotici nell’appendicite acuta non complicata è stato trascurato, basandosi principalmente sulla tradizione piuttosto che sulle prove. Suggeriamo quindi di iniziare a considerare l’approccio farmacologico come una possibile alternativa di trattamento dell’appendicite acuta non complicata. Possibilità che, ovviamente, va evitata in presenza di chiari segni di perforazione o di peritonite.
Sebbene possa sembrare “assurdo”, in alcuni casi la terapia antibiotica potrebbe rappresentare davvero una soluzione, fermo restando un attento monitoraggio della situazione. L’asportazione chirurgica dell’appendice infiammata rappresenta una soluzione drastica ma definitiva del problema, al contrario della terapia antibiotica che potrebbe portare ad un “potenziale” ritorno della patologia. Prima di scegliere, eventualmente, tra due opzioni del genere è necessaria un’attenta osservazione della casistica singola.
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Fonte: BMJ