Quando si utilizza un cellulare per mandare email, messaggi o semplicemente scorrere le chiamate, si pone lo sguardo in basso, la mascella langue appoggiata sulla parte interna del nostro corpo e la concentrazione si poggia sul dispositivo. Questa particolare posa viene chiamata “faccia da smartphone” e sta sviluppando una vera e propria malattia.
O meglio di una certa rilevanza, caratterizzata non solo da un’estetica non propriamente attraente, ma fonte di patologie correlate davvero dolorose per la persona che ne viene colpita. L’allarme è stato lanciato dal dott. Mervyn Patterson del Woodford Medical Group di Danbury, struttura inglese dell’Essex specializzata in medicina estetica. Il luminare sostiene che questo particolare “mix di disturbi” sia in costante aumento tra la popolazione, soprattutto se si prendono in considerazione i casi curati da lui stesso ogni anno attraverso il ricorso al bisturi ed altre metodiche.
E’ lo stare per molto tempo a testa china per verificare i propri dispositivi il vero problema. Questa posizione può, infatti, causare una contrazione dei muscoli del collo che accorciandosi per andare incontro alla “posa”, si accorciano e provocano una che si ripercuote nella zona mascellare. Una sorta di aumento di gravità che a livello estetico provoca l’effetto della mandibola cascante. E non è solo il problema di un eventuale doppio meno a preoccupare il medico, quanto i casi di malocclusione dentale scatenatisi in alcuni pazienti.
Più lo schermo del dispositivo che controlliamo è piccolo, più tendiamo a piegare il collo ed il gomito. E’ questo a causare la perdita del tono muscolare e della pelle ed ad aggravare il palesarsi delle patologie correlate all’arcata dentaria inferiore e muscolari relative al collo. Sebbene una correlazione diretta tra l’uso ed i problemi estetici ancora non sia stata provata da uno studio clinico, la richiesta di intervento è cresciuta negli ultimi anni in modo sostanziale, soprattutto tra i giovani di età compresa tra i 20 ed i 30 anni.
E’ stato proprio l’aumento di queste operazioni correlate all’età media dei pazienti a portare a contestualizzare la sindrome da “faccia da smartphone”.
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