Body Integrity Identity Disorder: sotto questo nome è conosciuta una particolare sindrome psichiatrica che porta le persone a ricercare la disabilità, sia in modo fittizio (attraverso la pretesa di essere disabili, N.d.R.) sia portandole a farsi del male per raggiungere tale stato.
In particolare in questi giorni è sotto l’occhio dei media la vita di Chloe Jennings-White, donna americana di 58 anni che desidera, da quando era una bambina, vivere su una sedia a rotelle. Bollare questa malattia, la Body Integrity Identity Disorder, come una semplice espressione di follia è in qualche modo sminuirla. Sono diverse le persone come Chloe nel mondo che da perfettamente sane vogliono contrarre una disabilità e convivere con la stessa. I medici e gli psichiatri che hanno visitato la donna nel corso degli anni pensano che questo desiderio non sia frutto di uno stato di follia ma di un disordine psichico ben preciso che porta gli individui a non riconoscersi nella propria “salute” e nel proprio corpo. Portandoli talvolta a gesti estremi per ottenere ciò che vogliono.
Per Chloe Jennings-White la ricerca della disabilità causata dalla Body Integrity Identity Disorder è un viaggio iniziato quando aveva quattro anni, ed andò in visita alla zia, reduce da una caduta in bicicletta e necessitante dell’uso delle stampelle. E’ stato in quel preciso momento che nella mente della piccola è scattato qualcosa che l’ha portata nel corso della sua esistenza a ricercare tutta una serie di incidenti volontari nella speranza di diventare paraplegica. Finora nessun suo tentativo è andato a “buon fine”. Per anni ha nascosto questo sua problema. Fino a qualche tempo fa, quando ha decido di dare “vita” alla sua disabilità desiderata ed ha iniziato a girare su una sedia a rotelle ed a confidarsi sul suo stato.
Ora Chloe ha deciso di farsi recidere il midollo spinale. Avrebbe anche trovato un chirurgo disposto a farlo, ma l’intervento le costerebbe 16 mila dollari, una cifra troppo alta per lei. Lei spiega che è il suo cervello a dirle che le gambe non sono “tenute a lavorare”. Cosa ne pensate? Intanto, in attesa di capire come comportarsi in futuro, ha deciso di vivere come una disabile pur non essendolo.
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