Il cervello ha un sesso? Secondo diverse ricerche condotte negli ultimi anni sembrerebbe proprio di sì 0 meglio: esistono differenze cerebrali tra uomini e donne, nel modo di pensare e di comportarsi, che sembrano andare oltre gli effetti dei condizionamenti culturali e dell’educazione. Le prime differenze iniziano addirittura a livello fetale: nei nove mesi di gravidanza gli ormoni sessuali, estrogeni e androgeni, oltre ad indirizzare lo sviluppo fisico del futuro bambino sono in grado di modificare l’organizzazione cerebrale in un senso o nell’altro.
In pratica, il bagno ormonale in cui siamo immersi nel pancione condiziona la formazione delle sinapsi, cioè i collegamenti tra neuroni. E crea le prime, importanti, differenze tra il cervello maschile e quello femminile. Basta pensarci un attimo e di frasi fatte sulle differenze tra maschi e femmine, in termini di comportamenti, ne vengono fuori parecchie. Le donne sono negate per la matematica e le scienze in genere. Gli uomini sono più aggressivi. Lei è più portata per le arti e la letteratura, ha la lingua lunga ed è più emotiva. E così via.
Che cosa c’è di vero in questi luoghi comuni? Stando alla scienza possiamo affermare con certezza che, anzitutto, il cervello maschile è più grande di circa il 10 per cento. Ma le dimensioni non sono tutto. Infatti, le donne hanno una maggiore densità neuronale a livello di sostanza grigia. In pratica, hanno più neuroni. Va detto poi che la distribuzione dei recettori per i neurotrasmettitori, molecole che consentono ai neuroni di “parlare” tra loro, è diversa tra i due sessi.
Secondo alcune indagini, nella corteccia frontale e nel cingolo anteriore del cervello femminile, aree coinvolte nella regolazione del comportamento affettivo, ci sono più recettori per la dopamina, neuro-trasmettitore che si libera quando sperimentiamo qualcosa di piacevole o di sorprendente. Non sono differenze enormi, ma probabilmente sufficienti a giustificare alcune diversità. Anche la maggiore propensione degli uomini a raccapezzarsi con le cartine stradali potrebbe avere una ragione scientifica, che le loro aree cerebrali deputate al senso d’orientamento sono più sviluppate.
All’origine di questa differenza potrebbero esserci ragioni evolutive: per il maschio riuscire a non perdersi in un ambiente sconosciuto è stato per millenni un fattore di selezione naturale, perché a lui era assegnato il compito di procacciare il cibo con la caccia. E anche se oggi non è più necessario dedicarsi a questo genere di attività per sopravvivere, va detto che l’evoluzione è un processo durato migliaia di anni. E le comodità a cui siamo abituati nelle società occidentali sono, da questo punto di vista, molto recenti.
Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Maggio_2010/12_Scienza.pdf