Una donna colombiana, Noelia Serna di 45 anni, affetta da sclerosi multipla, era stata ricoverata in condizioni molto gravi all’ospedale di Cali, in Colombia, dopo un attacco cardiaco. Dopo 10 ore le macchine che la tenevano in vita hanno segnalato l’assenza di battito cardiaco e respirazione. Data per morta dallo staff medico, i parenti hanno chiesto che venisse imbalsamata, e paradossalmente questa scelta le ha salvato la vita.
L’imbalsamazione serve per mantenere intatto il corpo anche dopo la sepoltura, in maniera tale da evitare la decomposizione. Ma proprio il ritardo nella sepoltura dovuto alla procedura ha permesso alla donna di tornare a vivere. Mentre l’addetto alle onoranze funebri stava cominciando ad imbalsamare la donna, lei ha mosso prima una mano, e poi l’altra. A quel punto si è accorto che respirava, e l’ha riportata in ospedale, dove ha ricominciato a vivere. Non si tratta di un miracolo, ma di una condizione medica denominata Sindrome di Lazzaro.
E’ un’eventualità piuttosto rara, dicono i medici, eppure in pochi mesi è già la terza, dopo che a fine 2009 è capitato un altro caso in Polonia, e poche settimane fa un altro, seppur di minor durata (solo 40 minuti) di un settantenne inglese. La condizione si sviluppa abbassando le pulsazioni cardiache e respiratorie a livelli talmente irrilevanti da non poter essere misurati. Nonostante i tentativi dei medici che provano a rianimare il paziente, non riescono a notare reazioni, anche se in realtà esse ci sono, ma non sono rilevabili. Per questo lo danno per morto.
Ma la sindrome dura solo poche ore, e così, una volta constatata la morte, il presunto cadavere ritorna a dare segni di vita. Purtroppo però cosa causa questa condizione ancora non è molto chiaro. Si spiegano così molti casi di “resurrezione” che si sono susseguiti nella storia, e i graffi ritrovati sui coperchi delle bare di persone che tentavano di uscire una volta seppellite. Ma non è una novità per il mondo scientifico. Per questo oggi si tende ad aspettare qualche giorno prima di seppellire una persona defunta, proprio perché di solito la sindrome di Lazzaro non dura mai troppo tempo.