Non si sa dove ancora riusciamo a trovare la forza per indignarci, ma dopo quest’ultima vicenda non credo ci sia più nemmeno la voglia di farlo. La storia, come tante di questi tempi, si svolge a L’Aquila, e più precisamente all’ospedale pubblico San Salvatore. Siamo negli anni ’60 ed il progetto per costruirlo possiede tante lacune.
La spesa prevedeva circa undici miliardi di lire da fondi pubblici, il cantiere parte nel 1972 e piano piano vengono inagurate tutte e 5 le ali dell’ospedale. Costo totale 200 miliardi di lire, autorizzazioni: nessuna. Al momento dell’apertura dell’ospedale (l’ultima delle 5 inaugurazioni si è tenuta nel 2000) ancora non c’erano le autorizzazioni sanitarie che attestavano la salubrità, l’igiene, ma soprattutto la sicurezza dell’edificio.
Secondo quanto riportato questa mattina da Repubblica però, la voglia di dare un mega-ospedale al capoluogo abruzzese era troppo forte, tanto che l’allora direttore generale Paolo Menduni, forse prevedendo che queste attestazioni non sarebbero mai arrivate, decise di aprire ugualmente l’ospedale, tanto, chi avrebbe mai avuto il coraggio di chiuderlo, mettendosi contro la popolazione?
Stando ai primi accertamenti, secondo i carabinieri quell’ospedale non doveva nemmeno essere lì. Non solo mancava l’attestato di agibilità, ma sembra che addirittura i costruttori non avessero nemmeno ottenuto il permesso ad iniziare i lavori, così sulle mappe catastali dove oggi c’è il San Salvatore (o meglio, quello che ne rimane) c’è un buco. Si tratta di un ospedale abusivo.
A questo punto dire che cadono le braccia è poco. Come si fa a costruire un edificio pubblico con soldi pubblici senza autorizzazione, e a farvi transitare migliaia di ammalati, sapendo che la struttura non è a norma? La dimostrazione la si è avuta con il terremoto visto che, dopo le prime scosse, l’ospedale è venuto giù come fosse fatto di polistirolo. Ad oggi, secondo le prime rilevazioni dei carabinieri, almeno un terzo della struttura è inagibile, ma tanto probabilmente la riapriranno ugualmente, non sarebbe la prima volta.
Ma intanto il direttore generale di allora, quel Paolo Menduni che tanta fretta aveva di aprire l’ospedale senza le autorizzazioni, sarà stato punito, o si sarà pentito e si sarà ritirato dopo tutto quello che è successo. Purtroppo no, siamo in Italia, la nazione dove non si dimette mai nessuno. 20 giorni fa, una decina di giorni prima del terremoto, Menduni è stato “promosso” come consulente per l’Agenzia Regionale Sanitaria. Questa è l’Italia, speriamo che adesso chi di dovere paghi, e paghi sul serio.
[Fonte: Repubblica]