In alcuni casi, quando le persone si trovano a soffrire di malattie dolorose e potenzialmente invalidanti come l’artrite e l’osteoporosi, e sentono che in qualche modo la medicina tradizionale non soddisfa a pieno il loro bisogno di benessere, complementarmente o in modo esclusivo rispetto alla terapia tradizionale, si affidano a rimedi fitoterapici o omeopatici per tenere sotto controllo i sintomi che disturbano la loro qualità di vita.
Si tratta di un fenomeno che mai come in questi ultimi anni sta conoscendo un espandersi tanto forte, a tal punto da spingere i ricercatori dell’Università di Camberra, in Australia, a condurre uno studio in grado di dare una fotografia attuale di ciò che sta accadendo. Per farlo sono state prese in esame le abitudini di vita, le terapie mediche e il ricorso alla medicina naturale da parte di circa ottomila adulti. Tra le patologie oggetto dello studio vi erano osteoporosi ed artrite, ma anche diabete, asma e malattie cardiache.
La dott.ssa Laurie Brown, coordinatrice dello studio, in collaborazione con il suo team ha analizzato tutti i fattori sopra descritti, scoprendo che almeno il 24% dei partecipanti allo studio aveva utilizzato delle terapie complementari. I risultati ottenuti sono stati pubblicati sull’Australian and New Zealand Journal of Public Health.
Questi hanno dimostrato, tra l’altro, che le maggiori utilizzatrici di medicinali alternativi sono le donne, e nello specifico coloro affette da osteoporosi ed artrite di età superiore al 60 anni. Almeno il 40% di loro utilizzava questi rimedi sia complementarmente ai farmaci tradizionali che in via esclusiva. La combinazione “doppia”, secondo lo studio, era tipica del 19% delle donne affette solo da osteoporosi: percentuale che saliva al 22% in caso di artrite.
Il dato generale emerso più importante a livello sociale riguarda il momento nel quale le persone decidono di affidarsi alla medicina naturale per curare le proprie patologie: il momento nel quale la farmacologia tradizionale non offre le risposte necessarie alla necessità di guarigione o miglioramento.
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Fonte: ANZJPH