Alcune restrizioni nell’uso di Ginkgo biloba (G. biloba), uno dei rimedi a base di erbe tra i più venduti al mondo, dovranno essere introdotte a causa della crescente evidenza scientifica che la Ginkgo può aumentare il rischio di crisi epilettiche in persone con epilessia e potrebbe ridurre l’efficacia dei medicinali antiepilettici, spiega una nuova relazione pubblicata sull’ACS ‘Journal of Natural Products. Si suggerisce inoltre che la Ginkgo può avere effetti dannosi in altre persone dopo aver mangiato semi di Ginkgo greggio o torrefatto o bevuto il tè preparato con foglie di ginkgo.
Eckhard Leistner e Christel Drewke notano che i consumatori utilizzano pillole, tisane ed altri prodotti preparati dalle foglie della pianta di Ginkgo per curare una vasta gamma di problemi di salute. Questi comprendono il morbo di Alzheimer e la perdita di memoria, depressione, mal di testa, vescica irritabile, abuso di alcool, ostruzioni nei vasi sanguigni, scarsa concentrazione e vertigini. La preoccupazione scientifica si concentra principalmente su un composto chimico in erba. Si tratta di un materiale potenzialmente tossico conosciuto come ginkgotoxin (o in italiano ginkgotossina).
Essi hanno esaminato la ricerca scientifica sulla Ginkgo, ed hanno scoperto 10 rapporti che indicano che i pazienti con epilessia che assumono prodotti Ginkgo si trovano di fronte ad un aumentato rischio di convulsioni. Essi prendono atto che gli studi di laboratorio spiegano come la Ginkgo può avere questo effetto indesiderato.
La ginkgotossina sembra alterare una sostanza chimica nel sistema di comunicazione nel cervello che potrebbe scatenare le crisi epilettiche. Ulteriori prove hanno dimostrato che la Ginkgo può interagire con i farmaci anti-epilessia e ridurre la loro efficacia.
Contrariamente alle nostre ipotesi precedenti, siamo ora convinti che i farmaci G. biloba e altri prodotti possono avere un effetto negativo sulla condizione di salute di una persona. E’ quindi importante che il numero elevato di consumatori dei prodotti G. biloba e dei loro fornitori di servizi sanitari siano coscienti di questi rischi, al fine di consentire loro di prendere decisioni informate circa l’uso di questi preparati
conclude il rapporto.
[Fonte: Sciencedaily]