L’intestino è un organo molto importante e complesso, addetto all’assimilazione dei micronutrienti e all’eliminazione delle scorie solide. Il nostro benessere, la salute e quindi la serenità della nostra giornata dipendono moltissimo dalla sua regolare attività. Il principio “noi siamo quello che mangiamo” ci ricorda che il nostro equilibrio psicofisico è legato essenzialmente al ciclo dell’alimentazione. Occorre nutrirsi in modo corretto, non trascurare l’attività fisica, entrare in sintonia con il nostro organismo, ascoltare e riconoscere i segnali di “malessere” che esso ci invia e, qualora ci trovassimo davanti a una sintomatologia persistente, indagare in tutte le direzioni possibili per avere una diagnosi mirata e una terapia corretta.
Perché il nostro intestino “brontola”? Quando è sottoposto a uno stress cioè a un “elemento di disturbo” l’intestino “reagisce”, avviando una “controreazione” (cioè una “fase di recupero”) che si manifesta con segni infiammatori anche importanti. La malattia che ne può derivare è la logica conseguenza di “reazioni corrette” contro fattori di stress mantenuti per troppo tempo. L’intensità e il modo della comparsa dello stress determinano quanto deve essere importante la risposta dell’organismo. Un evento improvviso come un’infezione batterica o virale, quindi inaspettato e violento, provocherà la più alta intensità di reazione (una diarrea improvvisa e violenta); un evento che si presenta in modo progressivo, poco rilevante per la sopravvivenza, come un’intolleranza alimentare o un periodo di stress, provocherà una reazione moderata (meteorismo, gonfiore, stipsi alternate a feci molli).
Se trascuriamo il sintomo o lo sopprimiamo con terapie farmacologiche sintomatiche, rischiamo che il tessuto intestinale, dovendo resistere costantemente ad agenti stressanti, tenda a esaurirsi fino a sviluppare stati infiammatori importanti e quindi possibili lesioni. Per il 90 % dei casi la malattia dell’apparato intestinale più frequente è la colite spastica o sindrome del colon irritabile. La risposta fitoterapica si limiterà al trattamento e all’attenuazione dei sintomi di questa sindrome.
Studi recenti hanno però dimostrato che la Boswellia serrata ha capacità antinfiammatorie tali da esercitare una potente azione lenitiva sull’intestino in molti disturbi che vanno dal morbo di Crohn alla colite ulcerativa fino alla semplice e comune colite. La colite spastica è un tipico disturbo dei Paesi industrializzati, in Italia colpisce circa il 20 % della popolazione ed è caratterizzato da dolore addominale, gonfiore, presenza di gas intestinale e alterazione dello svuotamento con alternanza di stipsi e diarrea.
Le cause sono riconducibili ad alimentazione errata o intolleranze alimentari, ad alterazione della flora batterica, o a fattori psicosomatici quali ansia prolungata, stress e fattori psicologici. Il consiglio è di non sottovalutare i sintomi, ma mettere in atto azioni correttive mirate ad interrompere la pressione degli agenti “stressori”, utilizzando rimedi fitoterapici per i sintomi più importanti senza mai pretendere di reprimerli drasticamente, ma per arrivare a percepire sintomi più leggeri che con gli interventi messi in atto svaniscano spontaneamente.
Molte sono le piante officinali che la fitoterapia moderna ha messo a fuoco, convalidando gli usi della tradizione popolare per molte di esse, ma prendendo distanze dall’abuso dei lassativi naturali divenuti veri e propri agenti stressori. Fatte le correzioni alimentari del caso, aumentando l’apporto di fibra ad almeno 30g/die, indagando nel campo degli alimenti non tollerati (oggi esistono varie metodologie accreditate), provando a cambiare stile di vita, possiamo tranquillamente avvalerci di rimedi fitoterapici.
Finocchio, per la sua importante azione sui gas intestinali; carciofo per l’azione sulla fisiologica produzione della bile, elemento fondamentale per il funzionamento intestinale; boswellia per la sua riconosciuta attività antiinfiammatoria; tilia tom e ficus c. per la loro azione sedativa e spasmolitica; escolzia e artiglio dei diavolo per la loro azione antispastica e antidolorifica; là dove ansia e angoscia diventano concause importanti il farmacista è una figura indispensabile per un approccio corretto alla cura di questa patologia, perché sa che solo estratti di qualità, titolati e standardizzati, consentono a queste piante di manifestare al massimo la propria azione terapeutica in sicurezza.
Per saperne di più http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Maggio_2010/04_Consiglio-farmacista.pdf