La degenerazione maculare senile oggi viene curata con nuove terapie, meno invasive, per aiutare la salute degli occhi e scongiurare i principi di cecità che arrivano in vecchiaia.
Si tratta di una malattia molto importante, perché in terza età ci sono circa 50mila nuovi pazienti all’anno, che prima dovevano sottoporsi a iniezioni negli occhi per 24 volte nell’arco di due anni. Una volta al mese, chi soffriva di questa malattia, causa primaria di cecità, doveva subire questo forte stress.
E rappresentava anche un costo enorme, data la complessità delle cure, e la necessità di strutture e staff altamente preparato. Oggi le cose stanno cambiando, e con le nuove terapie si dovranno affrontare meno iniezioni, rispetto al passato., per il milione di persone che ora soffrono della patologia.
La degenerazione maculare senile (Dmle) consiste in una degenerazione del visus dovuta all’età. Si perde campo visivo o si manifesta con una distorsione delle immagini, senza che si possa recuperare la struttura giovanile. Molti pazienti perdono la vista dopo appena due anni l’inizio dei sintomi.
Le nuove cure
Le nuove cure ‘su misura’ sono state presentate al Congresso EuRetina di Parigi, dove 5mila specialisti europei hanno elencato come le nuove terapie consentano di aumentare il benessere del paziente durante la cura.
Oggi la forma essudativa cambia terapia, grazie ai farmaci ad azione mirata. Questi nuovi medicinali vengono impiegati sul Vegf, in modo da creare nuovi vasi sanguigni per combattere la malattia. Con le iniezioni si poteva anche riprendere un certa acuità della vista, ma lo stress della terapia era molto importante.
Ora si è passati al ‘Treat and Extend’, in cui si può modulare il regime delle iniezioni in base alle esigenze specifiche del paziente. A dirlo il nuovo studio Aries che ha analizzato le cure con il nuovo trattamento, che dopo il primo anno, consente di ridurre le iniezioni.
In questo modo, nel secondo anno, invece di un’iniezione ogni quattro settimane, si è arrivati in media ad un’iniezione ogni 12 settimane per più del 50% dei pazienti. Il 33% è riuscito addirittura a raggiungere il livello di un’iniezione ogni 16 settimane.
In alcuni casi dunque, si potrebbe arrivare al secondo anno con la necessità di sole tre iniezioni in tutto l’anno.