E’ stato dato il via libera ai risarcimenti per le vittime dell’assunzione del talidomide, il farmaco che più di 50 anni fa veniva consigliato alle donne in gravidanza contro le nausee e che ha causato ai nascituri gravi malformazioni e problemi congeniti.
Il Senato ha infatti assicurato il “riconoscimento anche ai nati nell’anno 1958 e nell’anno 1966 dell’indennizzo previsto per i soggetti affetti da sindrome da talidomide nelle forme dell’amelia, dell’emimelia, della focomelia e della micromelia a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto. Ovviamente vi sarà bisogno di una valutazione da parte della commissione medica territoriale prima dell’erogazione, ma in generale esso sarà riconosciuto anche a coloro nati fuori dagli anni previsti per la stessa nel caso in cui i pazienti mostreranno “malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide“. E’ stata necessaria una lunga battaglia per giungere a questo punto, per la quale è stato necessario coinvolgere anche la Comunità Europea.
Ora che il disegno di legge è stato approvato, per la sua applicazione bisognerà attendere la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale ed il decreto contenente i criteri per l’accertamento del diritto all’indennità. Quel che è sicuro è che finalmente le vittima del talidomide potranno avere giustizia.
Malattie causate dal talidomide
Sono essenzialmente quattro le principali malformazioni causate dall’uso del talidomide in gravidanza da parte delle donne. Quali sono?
- Amelia: sotto questo nome viene indicata la mancanza di uno o più arti causata dal farmaco antiemetico.
- Micromelia: si tratta di una sproporzione congenita della crescita del corpo umano che si manifesta in arti e tronco corti in modo anormale e malformati.
- Emimelia: è la mancanza di uno o più segmenti ossei in una parte del corpo, più generalmente in braccia o gambe.
- Focomelia: è il mancato sviluppo, parziale o totale degli arti superiori.
Si parla quindi di condizioni che creano disabilità e che come tali modificano sensibilmente l’approccio alla vita quotidiana di coloro che ne sono affetti.
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