Dieci giorni fa un uomo è finito sotto i ferri all’ospedale di Ponte a Niccheri perché malato di tumore, ma è stato operato al rene sano. Il medico si è reso conto dell’errore poco prima della fine dell’intervento dopo aver controllato, forse per scrupolo, gli esami e le lastre. Ha deciso così di operare comunque anche il rene malato, ma senza asportarlo completamente, lasciando intatta una parte dell’organo in modo da non costringere il paziente alla dialisi.
Dopo qualche giorno l’intervento però è stato scoperto che anche il rene in apparenza sano era stato attaccato anch’esso da un tumore, nella zona dell’uretere. Chiaramente l’errore c’è tutto e in circostanze diverse i danni per un paziente con un solo organo malato sarebbero stati enormi.
L’errore commesso a Ponte a Nicchieri è purtroppo più diffuso di quanto si pensi. Secondo i dati del ministero l’1,5% dei cosiddetti “eventi sentinella” (eventi avversi particolarmente gravi e potenzialmente evitabili, che possono comportare la morte o un grave danno al paziente) in ospedale riguarda le procedure chirurgiche svolte nella parte del corpo sbagliata.
Sull’errore del chirurgo è intervenuto anche il consigliere regionale Stefano Mugnai, che ha fatto il resoconto di tutti i pazienti operati per sbaglio e si è dato anche una spiegazione:
Ci viene il sospetto che questa serie di sbagli sia anche il prodotto di una governance sanitaria che carica a dismisura gli operatori, a tutti i livelli, di responsabilità e mansioni spesso in maniera ondivaga e senza che vi sia una visione prospettica e d’insieme del sistema sanitario che, lo ricordiamo, manca di pianificazione da tutta la legislatura. Questo genera un’incertezza che mina i livelli di concentrazione aumentando il rischio di errore umano e, in definitiva, di eventi avversi come questi e altri.
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