Sventato i possibili tagli alla sanità previsti alla vigilia del decreto Irpef nell’ordine di 2,4 miliardi per i prossimi 2 anni. Come ha affermato anche lo stesso premier Matteo Renzi, la parola “sanità” nel DI non compare proprio. Si è concluso, dunque, il braccio di ferro tra i dicasteri della Salute e dell’Economia.
La Lorenzin era apparsa molto combattiva sul fronte dei tagli alla sanità, poco prima della riunione del Consiglio dei Ministri, infatti, aveva dichiarato che la politica sanitaria e la salute delle persone hanno bisogno di una strategia. Nella sanità ci sono ancora tanti sprechi, nelle lavanderie degli ospedali, nelle mense nella gestione dei rifiuti. Ma non si può andare a toccare i servizi primari alle persone. Aveva ribadito anche che si può risparmiare moltissimo (circa 10 miliardi di ero) solo attraverso interventi strutturali.
Le motivazioni della Lorenzin, evidentemente, hanno avuto un certo peso nell’ambito della discussione in Cdm. Il ministro Lorenzin, dunque, ha vinto il braccio di ferro ottenendo il via libera alla spending interna:
Rimane intatto il principio che io ho affermato in questi mesi di fare tagli e risparmi attraverso il Patto della salute e reinvestirli in sanità. Il decreto dà autonomia alle regioni e agli enti locali di gestire una serie di recuperi permettendo per quanto ci riguarda come comparto di effettuare investimenti in innovazione, ricerca e personale. Ora, il Servizio Sanitario Nazionale non ha più scuse. Bisogna chiudere il Patto sulla Salute in pochi giorni, indicando i risparmi possibili, da reinvestire laddove c’è necessità, ovvero, appunto, in investimenti, farmaci innovativi e ricerca.
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