In Italia è stata sperimentata la prima mano bionica in grado non solo di muoversi, rispondendo direttamente agli impulsi del cervello, ma anche di trasmettere sensazioni tattili, facendo sentire la forma e la consistenza degli oggetti impugnati. La protesi è stata impiantata su un paziente danese, Dennis Aabo Sorensen, che nel 2004 subì l’amputazione della mano sinistra per lo scoppio di un petardo.
La sperimentazione che ha reso possibile questo nuovo passo verso l’impianto definitivo di mani bioniche si chiama LifeHand2 ed è frutto di un progetto a cui hanno collaborato medici e bioingegneri dell’Università Cattolica–Policlinico Agostino Gemelli di Roma, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e dell’IRCSS San Raffaele di Roma. Fanno parte del gruppo di ricerca anche due Centri oltreconfine: l’Ecole Polytechnique Federale di Losanna e l’Istituto IMTEK dell’Università di Friburgo.
Si tratta di un grandissimo passo avanti per la medicina, anche perché fino ad oggi i vari tentativi in questo campo avevano portato a protesi non soltanto poco indossabili (per via delle notevoli dimensioni) ma anche incapaci di restituire informazioni sensoriali relative al tatto. L’impianto della mano bionica “sensibile” sul paziente danese per l’avvio della fase sperimentale era avvenuto a Roma, nel gennaio dell’anno scorso ed oggi Dennis racconta con entusiasmo i risultati:
Quella del feedback sensoriale è stata per me un’esperienza stupenda. Tornare a sentire la differente consistenza degli oggetti, capire se sono duri o morbidi e avvertire come li stavo impugnando è stato incredibile.
Dopo l’intervento, infatti, in 8 giorni di esercizi, Dennis è stato in grado di riconoscere la consistenza di oggetti duri, intermedi e morbidi in oltre il 78% di prese effettuate. Nell’88% dei casi, inoltre, ha definito correttamente dimensioni e forme di oggetti come una palla da baseball, un bicchiere o l’ovale di un mandarino. Non solo. Ha saputo anche localizzare la loro posizione rispetto alla mano con il 97% di accuratezza, riuscendo a dosare con precisione non troppo distante da quella di una mano naturale la forza da applicare per afferrarli. Come ha spiegato Silvestro Micera, coordinatore del progetto e docente di biorobotica alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e a Losanna:
Questa mano si avvale di una serie di sensori, collegati ai tendini di ogni dito, che ci permettono di rilevare l’intensità della forza esercitata dal paziente quando afferra un oggetto. Queste informazioni vengono poi utilizzate per inviare precisi stimoli al sistema nervoso, al fine di restituirgli le informazioni sensoriali relative al tatto.
Entro i prossimi 2 anni la mano bionica LifeHand2 permetterà a chi la indossa di ricevere più informazioni sensoriali, come ad esempio di distinguere un oggetto caldo da uno freddo e di eseguire compiti più sofisticati, come scrivere o suonare uno strumento musicale.
Via e Photo Credit| Unicampus