Proprio come gli adulti, i bambini riescono a ricordare più cose se le raggruppano secondo processi logici.
E’ la recente scoperta risultato di uno studio realizzato dagli psicologi Lisa Feigenson e Justin Halberda della Johns Hopkins University di Baltimora.
E’ la recente scoperta risultato di uno studio realizzato dagli psicologi Lisa Feigenson e Justin Halberda della Johns Hopkins University di Baltimora.
La ricerca ha dimostrato che la memoria a breve termine agisce nei più piccoli proprio come negli individui maturi, costituendo cioè grandi insiemi di più informazioni correlate da qualche particolare comune per poter memorizzare più facilmente.
Una simile constatazione riuscirebbe a stabilire che il processo di associazione di idee non è appreso con l’evoluzione e la crescita ma è bensì un’operazione umana innata, presente nei bambini così come negli adulti.
Gli individui in età matura scompongono numeri di telefono, lunghe liste di nomi e oggetti, codici di sicurezza in cifre ed entità più piccole per riuscire a ricordare molti termini in maniera più agevole e semplificata, riuscendo poi a ricostruire il “tutto”, l’insieme partendo dalla varie parti scomposte e riassociandole.
Gli individui in età matura scompongono numeri di telefono, lunghe liste di nomi e oggetti, codici di sicurezza in cifre ed entità più piccole per riuscire a ricordare molti termini in maniera più agevole e semplificata, riuscendo poi a ricostruire il “tutto”, l’insieme partendo dalla varie parti scomposte e riassociandole.
I ricercatori americani intendevano verificare se questa tecnica venisse appresa con l’esperienza ed il tempo o al contrario facesse parte, in “dotazione“, del nostro sistema di memoria e apprendimento.
Gli studiosi hanno così analizzato il comportamento di bambini di 2 anni di fronte ad un gran numero di giocattoli.
I bambini riuscivano a ricordare più facilmente gli oggetti se erano raggruppati in insiemi di piccole quantità, mentre incontravano maggiori difficoltà davanti ad un mucchio confuso di giochi.
Gli studiosi hanno così analizzato il comportamento di bambini di 2 anni di fronte ad un gran numero di giocattoli.
I bambini riuscivano a ricordare più facilmente gli oggetti se erano raggruppati in insiemi di piccole quantità, mentre incontravano maggiori difficoltà davanti ad un mucchio confuso di giochi.
La dottoressa Feingenson ha commentato i risultati dello studio sulla rivista LiveScience:
Non è necessario che venga insegnato come si memorizza più facilmente una lista di oggetti: i bambini sono già in grado di farlo.
Questo significa che non c’è alcuna differenza tra la capacità di memorizzazione di un bambino e quella degli adulti, malgrado i più piccoli non sappiano ancora parlare, sono però in grado di associare e dissociare elementi diversi proprio come gli individui maturi.
Questo può significare soltanto una cosa, abbastanza ovvia: questo tipo di processo fa parte della struttura fondamentale dell’organizzazione delle idee nel cervello.
L’esperimento compiuto sui bambini consisteva nel nascondere in una cesta dei giocattoli dopo averli mostrati ai piccoli.
Alcuni di quelli mostrati, però, venivano posizionati da un’altra parte.
Se si trattava di due coppie di giochini, ad esempio due bambole e due macchinine, i bambini, trovandone solo due, riuscivano a capire che nella cesta mancava qualcosa e andavano a cercare altrove.
Se invece si trattava di quattro oggetti uguali non sembravano notare affatto la mancanza di uno dei quattro.
Questo dimostrerebbe che i bambini associano le cose in gruppi per meglio ricordare.
Alcuni di quelli mostrati, però, venivano posizionati da un’altra parte.
Se si trattava di due coppie di giochini, ad esempio due bambole e due macchinine, i bambini, trovandone solo due, riuscivano a capire che nella cesta mancava qualcosa e andavano a cercare altrove.
Se invece si trattava di quattro oggetti uguali non sembravano notare affatto la mancanza di uno dei quattro.
Questo dimostrerebbe che i bambini associano le cose in gruppi per meglio ricordare.
Uno degli interrogativi cruciali sull’evoluzione del cervello riguarda proprio quanto differiscano i processi cognitivi dall’infanzia alla maturità.
Grazie a questo studio, si può affermare che le differenze non sono poi così marcate come hanno creduto finora gli studiosi e che il processo di memorizzazione dei più piccoli è molto simile a quello degli adulti.
Grazie a questo studio, si può affermare che le differenze non sono poi così marcate come hanno creduto finora gli studiosi e che il processo di memorizzazione dei più piccoli è molto simile a quello degli adulti.