Si chiama aracnofobia e altro non è che una tremenda paura dei ragni. Ma come mai sono sempre tantissime le persone che ne soffrono? Cosa scatta nella mente della persona che, quando vede un ragno anche solo in lontananza, va nel pallone?
Un nuovo studio condotto presso il Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences (Germania) sottolinea che la paura dei ragni è qualcosa di insito nella mente umana. Lo studio è stato condotto su bambini molto piccoli, di appena sei mesi. A loro, in braccio ai genitori, sono state mostrate foto di ragni alternate a immagini di fiori. I neonati sono quindi stati monitorati con una tecnologia che sfrutta i raggi infrarossi per misurare la dilatazione della pupilla che, insieme alla sudorazione, una delle conseguenze della produzione di noradrenalina (o norepinefrina).
Nel caso di ragni, la dilazione media delle pupilla è stata 0,14 mm, contro 0,03 mm associati ai fiori. I risultati hanno dunque indotto i ricercatori ad affermare che la paura dei ragni è qualcosa di insito nella specie umana e che è presente fin da quando si è piccoli, addirittura neonati. Secondo gli scienziati che hanno condotto lo studio, la paura dei ragni e dei serpenti ha origine evolutiva ovvero affonda le sue radici in epoche lontane quando creature a otto zampe e rettili striscianti mettevano quotidianamente a rischio la sopravvivenza dei nostri antenati.
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