Mettendo a confronto i tempi medi di raggiungimento dello stato di pubertà da parte delle ragazze dei nostri giorni e quelle del passato, ci si è resi conto che mai come ora si può parlare di pubertà precoce. Secondo uno studio condotto dai ricercatori dell’Università del Michigan, la causa di questa “velocità” nello sviluppo è da collegare ai livelli di vitamina D, carenti rispetto al passato e quindi forieri di una precocità di mestruazione nelle bambine.
Si ritiene che ad uno sviluppo precoce possono corrispondere dei problemi di salute specifici più avanti nella vita. Il problema non consta nel fatto che tale sviluppo sia solo ed esclusivamente fisico ,ma che soprattutto non dipenda da motivazioni legate all’evoluzione genetica della specie umana. La comparsa del menarca in maniera precoce è infatti da attribuire, come già anticipato, da una carenza di vitamina D.
Gli scienziati sono arrivati a queste conclusioni dopo aver seguito per 30 mesi un gruppo di ragazze originarie di Bogotà, in Colombia, di età compresa tra i cinque ed i dodici anni. È stato possibile riscontrare come le bambine che presentavano scarsi livelli di vitamina D nel sangue avevano avuto il primo ciclo mestruale in modalità decisamente più precoci rispetto alle bambine con il giusto livello della suddetta vitamina nel sangue.
Come spiega il dottor Villamor, coordinatore dello studio, il tutto è partito dalla volontà di verificare il perché di una pubertà precoce in tutto il mondo a prescindere dalle condizioni genetiche generali non mutate:
Sappiamo relativamente poco rispetto a ciò che innesca la pubertà da un punto di vista ambientale. Se conosciamo che cosa sta causando il declino nell’età della prima mestruazione, potremmo essere in grado di sviluppare interventi per prevenire il menarca prematuro.
La ricerca degli scienziati è stata pubblicata su The American Journal of Clinical Nutrition. Il problema di un così largo dilagare di casi di pubertà precoce risiede nel fatto che le ragazze che vivono questa condizione sono più portate a sviluppare nel futuro malattie cardiovascolari e patologie come il cancro al seno.
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Fonte: AJCN