Un paziente tetraplegico irlandese ha potuto muovere la mano utilizzando semplicemente il pensiero. Come ha potuto farlo? Grazie all’immissione di un microchip neurale impiantato nella testa.
Questo straordinario traguardo, il primo a livello storico, è stato raggiunto grazie alla collaborazione tra i ricercatori dell’Ohio State University Wexner Medical Center e Battelle, una compagnia no-profit specializzata nello sviluppo tecnologico e nella ricerca scientifica. Il paziente che ha potuto beneficiare di questa incredibile sperimentazione è uno dei cinque partecipanti dello studio clinico dedicato ancora in corso. Entriamo nello specifico: Ian Burkhart, è un ventitreenne di Dublino, è rimasto paralizzato quattro anni fa nel corso di un incidente subacqueo. Il ragazzo ha avuto la possibilità di partecipare a questo studio clinico americano, nel quale è stato sottoposto a diverse sollecitazione per tentare di trovate un rimedio alle disfunzioni causate dalle lesioni al midollo spinale, tra le quali appare anche Neurobridge.
E’ questo infatti il nome del microchip neurale elettronico messo a punto per i pazienti affetti da lesioni del midollo spinale. Esso funziona in modo molto semplice. E’ in pratica in grado di collegare il cervello direttamente ai muscoli e permettere,quindi, controllo volontario da parte della persona, degli arti paralizzati. Commenta il dott. Chad Bouton, tra i coordinatori della ricerca:
Neurobridge è molto simile a un bypass al cuore, ma invece di creare un ponte che permetta al sangue di aggirare l’ostacolo, sono i segnali elettrici ad essere aggirati. Partendo dal cervello infatti, si saltano le lesioni che ostacolano la trasmissione del segnale e ci si collega direttamente ai muscoli.
Questo dispositivo ha colpito positivamente il giovane, il quale ha deciso di darsi immediatamente da fare per essere parte di questo progetto. Due mesi fa, attraverso un intervento chirurgico di tre ore gli scienziati hanno impiantato un microchip sulla corteccia motoria del cervello del ragazzo. Il chip,decodificando l’attività cerebrale, invia gli impulsi ad un computer che ricodifica i segnali, che vengono inviati al muscolo del paziente grazie all’elettrodo applicato sullo stesso, causandone il movimento volontario e corretto.
Photo Credit | Ohio State University