C’è chi si definisce allergico a cellulari e computer per scherzo, ma è ormai un dato di fatto che l’71% della popolazione mondiale soffre realmente di quella che viene definita elettrosensibilità. In pratica è una condizione in cui si accusano sintomi (emicranie, sudorazione, tachicardia, vertigini e stanchezza) che sembrano aggravarsi in presenza di campi magnetici, elettrici o onde elettromagnetiche.
In Italia tale disturbo non è stato ancora ufficialmente riconosciuto come patologia, cosa che è invece accaduta in Svezia, grazie anche agli studi del Dott. Olle Johansson sul sistema immunitario umano in presenza di onde elettromagnetiche. Johansson ha dimostrato come gli elettrosensibili soffrano di una forma di allergia vera e propria in cui gli allergeni che il corpo si trova a combattere sono rappresentati da segnali tv, onde radio, microonde di telefonini e WiFi, segnali radar, raggi-X e radioattività artificiale.
In Italia, al momento, si occupano del problema l’Associazione Italiana Elettrosensibili e quella per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale, ma la questione dei riconoscimento da parte dell’OMS è controversa. La Svezia, grazie al lavoro del dottor Johansson, è oggi l’unico Paese al mondo a riconoscere questo disturbo come forma di handicap e Paesi come Canada, Usa, Regno Unito, Svizzera stanno valutando l’ipotesi di riconoscere la malattia. Secondo lo studioso chi si dichiara elettrosensibile soffre di una forma di allergia vera e propria: in un articolo che verrà pubblicato in questi giorni sulla rivista “Pathophysiology”, Johansson raccoglie i risultati di dozzine di studi condotti sul sistema immunitario umano e sull’iterazione tra questo e le onde magnetiche degli apparecchi elettronici.
La sua speranza è che questa documentazione stimoli i politici a dettare nuovi limiti di sicurezza nello sviluppo delle tecnologie del futuro. Spiega a PhysOrg. com
“Si tratta di un rapporto che mette in guardia su rischi che tutti corriamo. In una risoluzione UE del 4 settembre 2008, il Parlamento Europeo ha riconosciuto che l’esposizione ai livelli di radiazione deve basarsi su fattori biologici, non solo sugli effetti del surriscaldamento. Una posizione sottolineata anche da un rapporto dello scorso 23 febbraio”.