Parliamo di chirurgia estetica intima. Pare che sempre più donne si rivolgano al chirurgo estetico non per chiedere interventi per così dire tradizionali come protesi al seno, botox e liposuzione, bensì per vaginoplastica, lipostruttura delle grandi labbra e lifting del monte di Venere.
Il boom di interventi di questo genere si è registrato a partire dagli USA un po’ in tutto il mondo. In Australia, ad esempio, secondo i dati diffusi da un recente studio di Medicare, nell’ultimo decennio le operazioni di ringiovanimento vaginale sarebbero addirittura triplicate. In Spagna nell’ultimo anno c’è stato un incremento del 20%. In Inghilterra del 30% dal 2006 ad oggi. E l’Italia non è certo da meno, gli interventi di vaginoplastica sono in crescita, come riportano i diversi istituti che se ne occupano.
A dispetto della crisi perché rifarsi il look laggiù costa: per una lipostruttura delle grandi labbra si arriva a spendere fino a 3.400 euro; per il lifting del monte di Venere e la vaginoplastica fino a 5.000 euro ad intervento.
E poi ai saldi, per 1.200-2.500 euro, c’è la ricostruzione dell’imene intesa come recupero della verginità, e preferiamo non commentare perché considerare la verginità un valore è a dir poco umiliante per una donna, e questa smania di recuperarla è inqualificabile e si commenta da sola.
Ma perché ci si rifa le parti intime? Come per la gran parte degli interventi di chirurgia estetica, pare che tutto nasca dall’insicurezza e del disagio ma anche e soprattutto dalla voglia di apparire, e sentirsi, più sexy.
La rivista americana Self ha tracciato il profilo della paziente tipo: intorno ai 40, professionista, con alle spalle gravidanze pregresse, oscillazioni di peso o traumi. Intervenire su quello che è il fulcro della femminilità la farebbe sentire più a suo agio. Gli interventi di chirurgia vaginale, secondo l’American Society for Aesthetic Plastic Surgery, sono la terza procedura chirurgica la cui richiesta è più in crescita al momento.
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