Da anni ormai ricercatori di tutto il mondo mettono in moto le cosiddette cellule staminali per riparare tessuti e organi danneggiati da alcuni tipi di malattie o traumi. Come delle piccole formiche queste cellule vengono utilizzate per riattivare alcune aree del nostro corpo che ormai erano logorate in maniera del tutto definitiva.
Quella delle cellule staminali non è una battaglia da preparare per il futuro, ma è oggi già una realtà abbastanza affermata, basti pensare che nel campo della Dermatologia queste cellule sono impiegate de ben venticinque anni per ricostruire pelle in laboratorio e per curare gravi ustioni cutanee. E’ proprio da questa grande esperienza che si costruiscono importanti novità per il futuro.
Il Prof. Michele De Luca, professore di Biochimica dell’Università di Reggio Emilia, spiega che nella terapia cellulare è stato effettuato un importante passo avanti; infatti con l’utilizzo di diverse cellule staminali adulte dell’epitelio corneale, si è potuto ricostruire per intero la cornea umana.
Questa, che è una tecnica avanzata utilizzata in diversi centri di Oculistica specializzata in Italia, è in grado di intervenire nei casi più gravi di malattie degli occhi, dove i casi di guarigione sono pari a zero. La completa ricostruzione della cornea infatti può curare i casi più gravi di lesione agli occhi dovuta da sostanze chimiche o altro.
Il Prof. De Luca spiega che in questi casi pur volendo effettuare un trapianto degli occhi, questo, sarebbe totalmente inutile in quanto il danno è troppo esteso, si ricorre quindi all’aiuto delle cellule staminali e alla completa rigenerazione delle parti lesionate. Di rilevante importanza quindi, questi enormi passi fatti dalla scienza della medicina dice il Prof. De Luca, in collaborazione con la professoressa Graziella Pellegrini, docente di Biologia cellulare all’università di Modena e al professore Fulvio Mavilio, docente di Biologia molecolare all’università di Reggio Emilia.
La ricerca, maggiormente finanziata da Telethon e pubblicata sul Nature Medicine, è stata effettuata presso il Policlinico di Modena su un paziente affetto da una gravissima forma di epidermolisi bollosa giunzionale, malattia genetica caratterizzata dal completo distacco della pelle dal derma. Questa malattia è provocata dal mal funzionamento nel gene per la catena beta 3 della laminina 5, semplice proteina che permette l’attacco dell’epidermide al derma, senza della quale la pelle si staccherebbe creando serie infezioni e infiammazioni.
Il Prof. De Luca ci spiega che in Italia è stato effettuato un solo trapianto di questo genere, su un uomo di circa 36 anni affetto da una grave forma di epodermolisi. Dopo un solo anno dal questo trattamento è stata completamente confermata la piena rigenerazione delle aree danneggiate, con il pieno mantenimento dell’epidermide, mantenendo lo stesso identico Dna, senza la formazione delle pericolose bolle.
Prima del famoso trapianto, tramite una biopsia della cute, vennero estratte dal paziente alcune cellule staminali, successivamente corrette geneticamente, e fatte crescere in laboratorio. Questa crescita è stata eseguita fino alla creazione di alcuni veli di cute successivamente trapiantate nelle gambe del paziente affetto dalla malattia.
Siamo riusciti per la prima volta a curare completamente una malattia genetica della pelle, dice il Prof. De Luca, che aggiunge, il passo successivo da fare adesso è quello di intervenire, e curare altre malattie genetiche come la cecità, distrofie e malattie invalidanti, con le stesse tecniche utilizzate in questa ricerca.
[PHOTO COURTESY OF CASSANDRA TIENSIVU]