Non sempre le grandi campagne di prevenzione sono efficaci come vorremmo, anzi spesso sembra sia più efficace un intervento mirato, che prenda in considerazione fascie specifiche di popolazione con protocolli specifici.
Ed è proprio su questa linea che si è tentato di combattere l’abuso di alcol con un intervento capillare: un progetto dal nome “Alcol, meno è meglio”. Quest’ultimo, coordinato dal dott. Emanuele Sorini, medico del Dipartimento dipendenze dell’Asl di Cremona, che lo ha coordinato a livello nazionale, sembrerebbe funzionare.
Totalmente realizzata in Italia questa iniziativa si è fatta man mano conoscere a livello internazionale grazie ad un articolo apparso sulla rivista “Addiction” per il suo metodo originale di attuazione. Va ricordato inoltre che si tratta del più grande progetto riguardante le dipendenze messo in piedi nel sud dell’Europa.
Sorini e Vincenzo Bagnardi, biostatistico dell’Università di Milano-Bicocca ne hanno spiegato l’organizzazione.
In una prima fase abbiamo individuato dieci comunità locali, cioè aggregazioni di non più di 30 mila abitanti, corrispondenti a un singolo comune, a un insieme di comuni più piccoli o a un quartiere di una città.
Il progetto è poi stato presentato alle autorità locali, partendo dai sindaci fino ad arrivare ai responsabili sanitari dell’area ed alle associazioni di volontariato. Sono state poi le stesse realtà del territorio a sviluppare gruppi di lavoro motivati e formati, che si sono rivolti agli oltre 120 mila abitanti delle comunità scelte per questo “esperimento”: ben sette al Nord d’Italia, due al Centro e una al Sud. Per tutte loro vi sono state delle iniziative ben precise e personalizzate in base alle esigenze effettive dei paesi e dei quartieri.
Per prima cosa è stata distribuita, a domicilio, la Carta Europea sull’Alcol, un documento internazionale che stabilisce i principi etici e le strategie che ispirano politiche e programmi nella lotta al consumo di alcol. In seguito sono stati poi organizzati degli eventi, non solo di informazione, di puro stampo analcolico ai quali sono state affiancate iniziative educative e di sensibilizzazione di diversa tipologia in base alla differente fascia di età di appartenenza.
Il lavoro sul territorio ha portato ad una riduzione media del consumo settimanale di alcol di una unità: un risultato che può sembrare molto piccolo, ma che acquisisce una valenza molto importante se confrontato con le aree prive di intervento.
Commenta Sorini:
Questo dimostra che un approccio di prevenzione rivolto a tutta la popolazione, cioè un’azione su tutte le famiglie, oltre a un calo di consumi nelle fasce adulte, ne produce in parallelo uno anche nelle fasce di età più basse D’altra parte l’Organizzazione mondiale della sanità chiede da oltre vent’anni di indirizzare le politiche di promozione della salute a tutta la comunità locale e non solo a singole categorie a rischio.
Articoli correlati:
Alcol: otto milioni gli italiani a rischio
Alcol, 2,5 milioni di vittime in tutto il mondo
Fonte: Corriere della Sera