La cocaina si estrae dalle foglie dalla pianta di coca, un arbusto delle Ande che cresce spontaneo (Perù e Bolivia) e viene anche coltivato. Antichissimo è l’uso, da parte degli indigeni delle Ande, di masticare le foglie della pianta per sentire meno gli stimoli della fame o per meno avvertire la fatica fisica durante le lunghe marce. La cocainomania ovvero l’abuso di cocaina, è una delle tossicomanie più pericolose e soprattutto più diffuse, almeno in certi ambienti. S’instaura in seguito all’abitudine di aspirare cloridrato di cocaina.
Dopo una prima fase di piacevole agitazione nervosa, con resistenza allo sforzo fisico e mentale, la cocainomania produce grave disturbi: insonnia, tachicardia, allucinazioni, inappetenza, delirio, demenza. Quello che contraddistingue la droga è “la scomparsa dei freni inibitori“, e di ogni senso morale associata alla “condizione di bisogno“che rende il tossicomane schiavo del suo vizio. Quest’ultimo inoltre risulta pericoloso per sé e per la società in quanto soffre di manie omicide e suicide.
La cocainomania può essere guarita soltanto isolando, per un periodo più o meno lungo i pazienti, e privandoli, così, della droga. Il suo uso, così diffuso nel mondo occidentale negli ambienti più ricchi e sofisticati ha motivazioni di natura sessuale. Solo degli ingenui hanno potuto pensare nel mondo dei calcio, ad un presunto “doping“. La cocaina non era utilizzata per vincere le partite e la fatica fisica in campo, quanto per “perdere ogni controllo” durante il rapporto sessuale e farlo protrarre il più a lungo possibile.
Del resto il cocainomane non si droga mai da solo ma vuole coinvolta la sua compagna perché sia completamente disinibita … perda la testa … faccia cose che non farebbe mai. Quella polvere bianca sniffata prima di “fare l’amore” serve esclusivamente a questo a perdersi nei sensi senza sentire la fatica, a disinibirsi. Purtroppo è solo una trappola mortale … una strada a senso unico che porta in un unico vicolo cieco.
Il mio pensiero và anche a quei corrieri della droga che ingeriscono dei profilattici della polvere, che raggiungono l’intestino e rischiano moltissimo: ipertermia, rialzi pressori, convulsioni, tachicardie …Nei casi sospetti si deve effettuare uno studio radiologico per verificare, appunto, la presenza di profilattici ripieni di cocaina nel tubo digerente Se se ne accerta la presenza, se ne deve favorire l’espulsione, usando carbone attivato e dell’olio minerale.
Quasi sempre non è necessario ricorrere all’intervento chirurgico ma si deve ricoverare in ogni caso, il paziente in un unità di terapia intensiva e monitorizzarlo. Se si agisce correttamente e con prontezza la mortalità è inferiore all’1%. Quali sono dunque gli effetti della cocaina? Essenzialmente simpaticomimetici, come l’anfetamina, la caffeina, l’aminofillina ed i farmaci betagonisti (sia per bocca che inalati). Le manifestazioni sono quelle di dare eccitazione, aumento di valori della pressione arteriosa, aritmie cardiache, persino convulsioni. La cocaina in particolare, dà una stimolazione di breve durata del sistema nervoso centrale e simpatico, ipertensione, tachipnea, aumento della frequenza cardiaca e midriasi. Subito dopo si ha una depressione dei centri nervosi superiori che, a secondo della dose, può portare persino al decesso.
La mortalità può essere dovuta anche alle convulsioni, date dalla cocaina, ad una emorragia sub-aracnoidea, a un ictus o ad effetti cardiaci diretti: spasmo delle arterie coronarie, lesione miocardica, aritmia ventricolare letale. Quello che è altrettanto chiaro è che si può avere un infarto del miocardio anche in soggetti assolutamente sani. Così come è possibile avere una degenerazione delle fibre muscolari striate (rabdomiolisi) .
Dopo aver fumato la forma alcoiloidea “crack” si può avere all’improvviso un edema polmonare oppure un pneumomediastino che può evolvere verso il pneumotorace. Tra le altre complicazioni polmonari si devono tener presenti l’asma, la bronchiolite ostruttiva, l’emorragia alveolare, tutte emorragie molto serie.