In Italia sono circa 50mila i pazienti dializzati. Ma di essi, solo 5mila si affidano alla dialisi domiciliare. Un vero peccato visto che a livello medico, questa tecnica, basata sull’utilizzo di un “filtro” naturale, il peritoneo, potrebbe rappresentare una soluzione per molti pazienti malati di reni. A sostenerlo sono i maggiori nefrologi italiani, che giusto di recente ne hanno discusso nel corso di un convegno sul tema.
L’incontro, dal titolo, “La deospedalizzazione del paziente uremico dializzato”, ha visto gli esperti confrontarsi sul “l’utilizzo” del peritoneo, la membrana che riveste gli organi all’interno dell’addome. Una ipotesi supportata anche da molti pazienti, che hanno scoperto di poter trarre da questo tipo di dialisi un vantaggio maggiore in quanto a qualità della vita. Sta a loro scegliere tra emodialisi e la dialisi domiciliare perirtoneale.
Spiega Anna Maria Bernasconi, Presidente dell’Associazione Nazionali Emodializzati:
Al di là di situazioni particolari dettate da problemi clinici, nella scelta del metodo dialitico il paziente deve poter valutare se andare presso il centro dialisi tre volte alla settimana o optare per una dialisi domiciliare notturna. Si tratta però di una scelta che il paziente può fare solo se gli sono garantiti completa informazione, persone certe di riferimento e adeguata assistenza in caso di complicanze.
Si guarda però a questa metodica non solo per via di una qualità migliore di vita per il paziente, ma anche in base alla crescita dell’età media dei pazienti ed alla correlazione di alcune altre patologie come il diabete e disturbi cardiovascolari, che possono necessitare di interventi differenti dall’emodialisi.
Ovviamente la dialisi peritoneale deve rappresentare una soluzione “temporanea”: non essendo nata per questo, questa membrana con il tempo può risentire della procedura e non avere più effetto dializzatore. Si tratta di una buona tecnica da utilizzare su malati giovani in attesa di trapianto entro un paio di anni. Al contempo, suggeriscono gli esperti, bisogna spingere per una domiciliazione anche dell’emodialisi, tentando di informare e responsabilizzare il paziente. Ottimizzando in questo modo i risultati.
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