“Il passaggio alla terapia con microinfusore mira ad un migliore controllo glicemico che corrisponde ad un miglioramento radicale nella qualità della vita, percepibile anche quando i risultati dal punto di vista glicemico non sono significativi”
nota Biagio Tizio, responsabile del Centro di Diabetologia di Eboli, confermando l’opinione di centinaia di persone alcune delle quali affermano, con una punta di esagerazione, di ‘non sentirsi più diabetici’. Esagerazione perché, come sottolinea Biagio Tizio, che ha iniziato nel 2000, tra i primi in Campania, ad impiantare il microinfusore,
«chi pensa che il microinfusore serva a stare tranquilli e sereni, dimenticando il diabete e trascurando i controlli ha proprio sbagliato strada».
Molti diabetologi concordano sul fatto che
«il microinfusore non richiede affatto un minor impegno da parte della persona con diabete. Anzi, si potrebbe dire l’opposto»
afferma Dario Pitocco, diabetologo al Servizio di Diabetologia del Policlinico Gemelli di Roma e ricercatore presso la facoltà di Medicina dell‘Università Cattolica,
«visto che con il microinfusore posso prendere molte decisioni rispetto alla glicemia e nel diabete qualsiasi decisione deve essere supportata da un valore numerico»
Per quale ragione il microinfusore corrisponde ad un aumento nei controlli Anna Cattaneo, responsabile del Servizio di Diabetologia dell’Ospedale Villa Scassi a Sampierdarena (Genova) lo spiega in parole semplici:
«Perché consigliamo il microinfusore? Perché ci permette di ottenere un controllo glicemico. Ma per questo abbiamo bisogno di un rigoroso automonitoraggio. Rigoroso vuol dire fatto spesso e fatto bene».
L’educazione al microinfusore comprende anche il calcolo dei carboidrati. Attraverso questa tecnica è possibile valutare con una certa precisione quante unità di insulina saranno necessarie per smaltire i carboidrati contenuti in una colazione, in un pranzo, in una cena, oppure in una bevanda o uno spuntino fuori-pasto. La persona con diabete deve imparare a calcolare la quantità di carboidrati assunti.
«Il calcolo dei carboidrati è uno stimolo ad effettuare un autocontrollo della glicemia più efficace. Se so come calcolare quale sarà la dose giusta di insulina per coprire un certo pasto, sarò più incoraggiato nel verificare se ho fatto centro, misurando la glicemia non solo prima del pasto ma anche due ore dopo»
ricorda Biagio Tizio.
«È importante segnare su un diario la glicemia pre e postprandiale, l’orario dei pasti, il contenuto in carboidrati, la dose di insulina, l’attività fisica e tutti gli avvenimenti che possono influenzare la glicemia».
Controlli vanno fatti anche prima e dopo un esercizio fisico o nelle ore in cui più spesso si riscontrano delle ipoglicemie anche lievi.
«È consigliabile saltuariamente, soprattutto se si rilevano glicemie alte al risveglio»
ricorda Dario Pitocco,
«misurare la glicemia alle due e alle quattro del mattino, per identificare rispettivamente ipo e iperglicemie notturne»
C’è anche un aspetto banale infatti:
«Quando cerchiamo di raggiungere obiettivi glicemici ambiziosi aumentiamo il rischio di ipoglicemie e i controlli sono necessari anche per prevenire questo rischio»
ricorda Anna Cattaneo. In media una persona con microinfusore deve fare
«da quattro a sette controlli al giorno»
Da http://www.modusonline.it/32/micro.asp