Un nuovo studio americano è stato il primo a dimostrare che vi è un incidenza, non riconosciuta in precedenza, dell’inquinamento ambientale su alcune malattie epatiche riscontrate nella popolazione adulta negli Stati Uniti. Questo lavoro si basa su ricerche precedenti su alcuni gruppi, i quali dimostrano che alcuni lavoratori altamente esposti ad agenti chimici hanno un’alta possibilità di sviluppare una malattia epatica. Lo studio è stato presentato durante la Digestive Disease Week 2009, il più grande raduno internazionale di medici e ricercatori nel campo della gastroenterologia, epatologia, endoscopia e chirurgia gastrointestinale.
Dal nostro studio è emerso che più di un adulto su tre negli Stati Uniti ha avuto malattie del fegato, anche dopo l’esclusione di quelli con i tradizionali fattori di rischio come l’alcolismo e l’epatite virale. Il nostro studio dimostra che alcuni di questi casi possono essere imputabili all’inquinamento ambientale, anche escludendo l’obesità, che è un altro importante fattore di rischio per le malattie epatiche.
Queste le parole di Matthew Cave, professore assistente al dipartimento di medicina, divisione di gastroenterologia e di epatologia, presso l’Università di Louisville.
Utilizzando i dati forniti dal Servizio Sanitario Nazionale nel periodo 2003-2004 e del Nutrition Examination Survey, i ricercatori dell’Università di Louisville hanno esaminato l’esposizione cronica di basso livello di 111 comuni agenti inquinanti come piombo, mercurio, PCB e pesticidi, e la loro associazione altrimenti inspiegabile con qualche malattia epatica negli adulti . Le specifiche sostanze inquinanti che sono state rilevate all’interno del fisico dei circa 4.500 soggetti di studio sono state il 60% di quelle ricercate.
Il dr. Cave ha aggiunto che questa analisi, che ha anche esaminato il piano degli effetti degli inquinanti ambientali additivi sulle malattie del fegato nei bambini e negli adulti con fattori di rischio tra cui l’obesità, l’epatite virale e alcolismo, utilizza solo l’enzima ALT del fegato come marker di danno epatico, e avverte che questa associazione non prova la causalità. Tuttavia, ha aggiunto che i precedenti studi sugli animali non indicano l’incidenza certa per molte di queste sostanze chimiche.
[Fonte: Sciencedaily]