Modificare una vena di un donatore in laboratorio partendo da cellule staminali umane ed impiantarle sullo stesso donatore. E’ successo in Svezia, dove i chirurghi dell’University of Gothenburg e dello Shalgrenska University Hospital, hanno impiantato su una bambina di 10 anni una vena porta “artificiale” ottenuta grazie alle sue cellule staminali.
Un intervento all’avanguardia che ha consentito di salvare la vita della minore, condotto grazie ad una tecnica molto complessa, conosciuta sotto il nome di “decellurizzazione”. Nello specifico del caso è stato preso il segmento di una vena messa a disposizione da un donatore deceduto, il quale è stato poi ripulito dalle cellule originarie attraverso un “lavaggio” effettuato, come spiegano gli autori dello studio nell’articolo uscito sulla rivista di settore “The Lancet”, tramite “l’utilizzo di enzimi e detergenti.
Un passaggio importante e necessario al fine di evitare ogni problema di rigetto nella bambina, colpita da una disfunzione nel flusso sanguigno nel tratto compreso tra intestino e fegato. Commentano i ricercatori Michael Olausson, coordinatore della sperimentazione:
Rivestendo il tessuto di trapianto con le staminali della ragazzina siamo riusciti a renderlo identico a quello dell’organismo ospite. Non solo la nuova vena aveva un flusso migliore, ma la qualità della vita per la ragazza è decisamente migliorata.
Pur essendo costituita dal tessuto venoso originario, il vaso sanguigno, disseminato letteralmente di cellule staminali prelevate dal midollo della bambina, è stato accettato dal sistema immunitario della ragazzina come proprio. Oggi, a un anno dal trapianto, la bambina ha ricominciato a crescere normalmente ed ha la possibilità di svolgere dell’attività fisica moderata, cosa che prima non poteva fare.
Sebbene il trapianto di vasi sanguigni artificiali sia una delle soluzioni più sfruttate in caso di simili problemi, non sempre l’applicazione degli stessi è fattibile. In questo caso poi, l’interessamento della vena porta, un vaso sanguigno dalla portata molto ampia, ha presupposto la necessità di trovare una soluzione adeguata in quanto a grandezza: difficilmente le vene sintetiche o quelle prese da altre parti del corpo possono sopportare la stessa sollecitazione.
Fonte: The Lancet
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