Quante volte, dopo una nottata passata in bianco o quasi ci si è trovati a lavorare allo stremo delle forze? Molte, specialmente se la mancanza di sonno si è protratta per diversi giorni. Con lo sviluppo, in particolare, di problemi di memoria. Ora uno studio, presentato nel corso dell’8° Congresso mondiale dell’IBRO (International Brain Research Organiziation, n.d.r.) tenta di dimostrare come a lungo termine la mancanza di sonno possa inficiare la memoria.
Autori della ricerca un gruppo di ricercatori dell’Università di Groningen, nei Paesi Bassi, guidata dal dott. Peter Meerlo. Nello studio, condotto su modello animale ed in particolare sui topi, Meerlo ed i suoi colleghi hanno concentrato i loro sforzi per evidenziare come la perdita di sonno colpisse in maniera sostanziale l’ippocampo, parte del nostro cervello molto importante perché in grado di memorizzare luoghi e posizioni.
Per farlo hanno preso un gruppo di topi addestrandoli in attività spaziali, utilizzando a tal scopo stimoli ambientali come labirinti, per valutarne in maniera adeguata la formazione della memoria e la sua flessibilità. Dopo un periodo di allenamento, ai topi sono stati sottratte 5 ore di sonno, ritenute un numero “critico” di ore da perdere.
E se sul breve periodo non sono stati rilevati cambiamenti di sorta, differente è stato ciò rivelato sul lungo periodo. Commenta il dott. Meerlo:
I nostri risultati confermano che la privazione del sonno colpisce l’ippocampo e l’apprendimento spaziale anche se ancora non capiamo perché alcune aree del cervello siano più sensibili alla perdita del sonno rispetto ad altre.
Ed aggiunge:
Il nostro studio ha dimostrato che non c’è bisogno di perdere troppo sonno per far diminuire la memoria, e che anche il momento in cui si perde il sonno è altrettanto importante: se avviene durante la fase del consolidamento, anche una perdita di sonno breve potrebbe essere sufficiente a causare dei deficit abbastanza seri.
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Fonte: Asca