I tempi dell’odontoiatria dell’improvvisazione sono finiti, la cultura della professionalità si è radicata nelle nostre coscienze, le tecniche si sono evolute e l’anestesia assopisce le sensazioni dolorose. Abbiamo capito l’importanza di una bocca sana e curata e si va dal dentista sin dalla più tenera infanzia. Eppure, la paura del dentista esiste e, nella sua drammatizzazione fobica, rappresenta una vera e propria malattia, riconosciuta e certificata anche dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che stima gli odontofobici intorno al 15-20% della popolazione.
Per le persone che soffrono di questa patologia il dentista costituisce un incubo, tanto che non riescono a sostenere nemmeno l’idea di sottoporsi ad una semplice seduta di controllo. Se la paura è un’emozione governata prevalentemente dall’istinto che si scatena dinanzi ad un possibile rischio e ha come obiettivo la sopravvivenza e l’incolumità dell’individuo, la fobia ha caratteristiche ben diverse, configurandosi come una paura irrazionale e persistente di certe situazioni, oggetti, attività o persone.
L’individuo fobico non può sottrarsi volontariamente alla sua paura, pur rendendosi conto dell’irrazionalità e della sproporzionalità del suo vissuto, che permane e determina un disadattamento all’ambiente. Nello specifico dell’odontofobico, l’atteggiamento dominante consiste nel rimandare continuamente le cure, appigliandosi a terapie farmacologiche, soprattutto antibiotici e antidolorifici che, spostando in avanti la soluzione del problema, portano ad un progressivo peggioramento del quadro iniziale, fino alle conseguenze più gravi sia sul piano funzionale che estetico.
Al solo pensiero della seduta odontoiatrica, in casi estremi anche del semplice controllo, il fobico mette in atto una serie di sintomi, tutti appartenenti alla categoria delle reazioni ansiose, che si placano solo nel momento in cui riesce ad evitare il problema. Di qui l’ingresso in un circolo vizioso che renderà sempre più difficile superare e sconfiggere sia l’odontofobico che la malattia dentale. Sicuramente il primo passo verso la soluzione del problema è parlarne con il proprio dentista. Gli odontoiatri conoscono l’odontofobia e non ne sottovalutano la gravità, proponendo tecniche di intervento studiate ad hoc per chi soffre di questo disturbo, affinché trapani, aghi e micromotori perdano la loro lugubre identità di stimoli ansiogeni.
Pertanto, per un’ottimale risoluzione del disturbo odontofobico, è sì necessario fidarsi e affidarsi al proprio dentista per iniziare le cure ed evitare di incorrere in patologie molto più gravi, ma al tempo stesso è essenziale ascoltare l’inconscio e svelare il messaggio che ci invia attraverso il sintomo. Dalle psicoterapie psicodinamiche, alle tecniche cognitivo comportamentali, o ancora alla terapia sistemico-relazionale, indipendentemente dalle scuole di pensiero e dalle relative metodologie, è importante che l’odontofobico affronti un percorso che lo aiuti ad elaborare i conflitti inconsci all’origine del disturbo, a disinvestire il dentista della sua potenza terrifica e a liberarsi definitivamente da quel complesso di sintomi ansiosi che rendono la vita più difficile e complicata.
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