Il varicocele è una patologia che coinvolge l’apparato circolatorio dello scroto e consistente nella dilatazione dei suoi vasi sanguigni. Esso può essere di tre gradi differenti. Vediamo insieme quali sono i sintomi di quello di 2° grado e se lo stesso necessiti di un intervento chirurgico.
Prima di procedere dobbiamo ricordare che si tratta di problema che coinvolge maggiormente le fasce di uomini più giovani e che pur non mettendo sempre a rischio l’erezione, si tratta di una patologia in grado di limitare la fertilità dell’uomo. Motivazione per la quale tra gli esami per verificarne la gravità viene eseguito anche uno spermiogramma. Viene definito varicocele di 2° grado quando lo stesso è palpabile, è evidente anche in posizione supina e l’anomalia venosa raggiunge fino ad un diametro di due centimetri.
Varicocele di 2° grado, i sintomi
Il varicocele di 2° grado condivide di solito i sintomi con le sue manifestazioni più lievi. Non di rado infatti la dilatazione dei vasi sanguigni dello scroto, pur essendo visibile in questo caso rimane asintomatica in quanto a dolore. Esso può comparire a seconda della pressione che la vena dilatata esercita sul testicolo anche in base alla sua posizione, e lo fa sia quando si è a riposo che sotto sforzo. Di solito anche questo grado di varicocele si scopre nel corso di visite specialistiche di controllo o nel corso di esami per la fertilità quando la coppia tenta di avere un bambino e compaiono i primi problemi. E’ proprio l’infertilità dell’uomo verificata con l’esame del liquido seminale a spingere gli andrologi ad andare in fondo al problema. Altro sintomo del varicocele di 2° grado è la riduzione dell’ossigeno apportata all’organo correlata ad un aumento della temperatura del testicolo.
Varicocele di 2° grado, si opera o quale cura?
E’ importante comprendere che quando si parla di varicocele, la decisione tra una cura o l’intervento è strettamente correlata all’esito delle analisi che vengono effettuate al momento della diagnosi, ed in particolare in base ai risultati di spermiogramma ed eco-doppler del testicolo. Di solito, se non vi sono problematiche di tipo doloroso e la fertilità non viene compromessa, si evita di intervenire chirurgicamente sullo scroto anche in caso di varicocele di 2°grado. Per tranquillizzarvi e darvi maggiori spiegazioni, entriamo però maggiormente nei dettagli delle varie casistiche.
L’intervento per varicocele viene eseguito quando la patologia dà vita ad un dolore testicolare, quando in un giovane si presenta una alterazione del liquido seminale, e soprattutto quando negli adolescenti vi è uno sviluppo del testicolo colpito anormale rispetto al testicolo privo del disturbo. Vi sono dei casi invece per i quali la scelta viene, come già anticipato, fortemente condizionata dai risultati delle analisi e dalla decisione in merito presa dall’andrologo che ha in cura il paziente. E questi di solito riguardano gli uomini facenti parte di una coppia che sta tentando di avere un bambino. Ovviamente, va sottolineato, si tratta di casi nei quali il paziente non presenta dolore. Se l’operazione è in grado di dare all’uomo la capacità di migliorare i suoi valori spermatici in quanto a quantità e motilità, l’intervento viene quasi sempre eseguito. Vi ricordiamo che le principali tecniche utilizzate per la cura del varicocele consistono nell’embolizzazione transfemorale, nella sclerotizzazione scrotale, nella legatura chirurgica della vena spermatica, in quella microchirurgica e nella legatura laparoscopica. Di solito, anche per facilitare la convalescenza dei pazienti si punta a d interventi il più possibile non invasivi.
Di solito il varicocele non viene curato attraverso terapie farmacologiche sebbene vi siano tre farmaci adatti allo scopo che potrebbero consentire dei miglioramenti nella patologia: parliamo del sodio tetradecilsofato al 3% ( il Fibro Vein), l’Ethamolin a base di etanolamina oleato e il polidocanolo.
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