Cattive notizie dalla provincia di Torino dove tre ragazzi hanno contratto contemporaneamente l’epatite C, dopo essere stati sottoposti a trasfusioni presso l’ospedale San Luigi di Orbassano. I protagonisti di questo episodio, che sa di malasanità, sono tre giovani di età compresa tra i 25 ed i 30 anni, la cui infezione da epatite C è venuta ad aggravare una pregressa e complicata patologia con la quale gli individui combattevano dalla nascita: l’anemia mediterranea.
È stata la contemporaneità della diagnosi di epatite C dei tre ragazzi a insospettire lo stesso ospedale che da tempo aveva in cura i giovani per via della loro malattia e che a causa della stessa venivano sottoposti con frequente regolarità ad esami del sangue specifici. È stato lo stesso nosocomio a presentare immediatamente un esposto alla vicina procura di Pinerolo istituendo contemporaneamente una commissione interna per verificare come possa essere stato possibile un tale contagio.
Si tratta di una notizia rimasta in parte nel riserbo per il fastidio provato dai tre protagonisti nella resa pubblica dell’”evento”. Ma si parla comunque di una scoperta “sensazionale”, date le normali procedure in atto da anni per ciò che riguarda il materiale ematico da trasfusione ed i controlli che da tempo sono in vigore sulla materia.
L’ospedale ha deciso di prendersi un mese di tempo per dare modo ad una commissione interna di capire come possa essere stato possibile un contagio attraverso la trasfusione. Questo perché sebbene nonostante i controlli un caso singolo possa verificarsi, magari a causa di una svista, tre casi nello stesso momento nello stesso reparto fanno pensare ad un problema molto più grande.
Dalle ricostruzioni è emerso che tutte tre ragazzi si sono trovati nel mese di gennaio in uno stesso giorno per sottoporsi alle cure necessarie per la loro patologia. Attualmente, dati i gruppi sanguigni differenti dei tre, si pensa che il contagio dell’epatite sia avvenuto non tanto attraverso la trasfusione stessa, ma durante la fase di lavaggio delle vene tipico delle persone affette da talassemia o anemia mediterranea: il virus potrebbe essere infatti risalito attraverso le cannule finendo nella sacca unica utilizzata a tale scopo che viene passata tra più pazienti.
Alla procura e alla commissione interna ora non rimane che stabilire se si tratta di un errore umano o di un problema di tipologia differente.
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