Come può essere l’oro prezioso per la nostra salute? Avete mai sentito parlare di nanomedicina? Avete avuto la vostra risposa. Le nanoparticelle di questo materiale vengono impiegate spesso nella messa a punto di nuove tecnologie finalizzate alla diagnosi ed alla cura delle patologie.
Inutile dire che parliamo davvero di particelle infinitesimali, vicinissime alla dimensione dell’atomo e che proprio per questo mostrano proprietà differenti rispetto al metallo che siamo abituati a maneggiare negli accessori. Un esempi? Le vibrazioni degli elettroni delle loro superfici sono utili nella medicina personalizzata per veicolare i farmaci nelle cellule o per essere sfruttate, grazie alla loro lunghezza d’onda per terapie di tipo fototermico. Un esempio? Se poste in una cellula, esse possono essere scaldate fino a causare la morte della stessa: perfette per essere quindi utilizzate nella lotta contro i tumori. Non solo: possono essere mimetizzate, sempre per tale scopo, per non essere riconosciute dai macrofagi e quindi giungere indisturbate alla cellula tumorale per sopprimerla se utilizzate come veicolo per farmaci.
Sembrano parole molto difficili in teoria. In realtà le nanoparticelle d’oro non sono altro che uno strumento decisamente malleabile alla portata degli scienziati per mettere a punto nuovi farmaci e cure per diverse tipologie di patologia. Storicamente addirittura il primo esempio di queste è visionabile nella coppa di Licurgo risalente al IV secolo dove all’interno del vetro è possibile visualizzare una colorazione rossa o verde a seconda se la coppa viene illuminata per trasmissione o riflessione: si tratta di nanoparticelle di argento ed oro.
Insomma, sono presenti nella nostra medicina e nella nostra vita più di quanto pensiamo. Ed in base alla loro tipologia di ottenimento esse assumono forme diverse, in grado di assorbire spettri di luce differenti e quindi essere utilizzate in modo diverso. Le nanoparticelle d’oro sono davvero preziose. E lo sono, fortunatamente, per la nostra salute e non solo per la nostra vanità.
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