Melanoma, la terapia con il vaccino funziona. Il trial terapeutico condotto dal Dipartimento di Oncologia, Ematologia e Medicina Molecolare dell’Istituto Superiore di Sanità diretta da Filippo Belardelli con una soluzione a base di cellule dendritiche ha mostrato la sua efficacia.
Si tratta dei primi risultati registrati ma sia in termine di risposta immunitaria che in sicurezza, il vaccino messo a punto dagli scienziati italiani sembrano spianare la strada ad una terapia valida contro il melanoma. Anche associando la chemioterapia alle cellule dendritiche. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista di settore Journal of Translational Medicine e riguardano un gruppo di pazienti che sebbene ristretto è molto significativo: parliamo infatti di persone affette da melanoma a stadio avanzato, la cui prognosi è difficilmente positiva. Poter contare su uno strumento in grado di approcciare il tumore dando nuove speranze di sopravvivenza è un passo in avanti molto importante nei confronti della malattia.
E’ proprio a causa dell’alta mortalità di questo cancro della pelle che i ricercatori di tutto il mondo stanno lavorando su soluzioni alternative o complementari alla chemioterapia, migliorandole il più possibile: la maggior parte dei nuovi approcci sperimentalmente risulta più valida a livello terapeutico ma meno sicura. Al contrario del vaccino italiano in questione che ha deciso, come anticipato, di utilizzare le cellule dendritiche (presenti nel sangue normalmente ma a bassi livelli, N.d.R.) per stimolare il sistema immunitario nel mondo giusto. Esse aiutano i linfociti T a riconoscere gli antigeni tumorali contenuti nelle cellule ed ad ucciderle.
Il gruppo di ricerca italiano ha sviluppato un particolare tipo di cellule dendritiche, ottenute a partire da cellule del sangue periferico dei pazienti che sono state somministrate ai pazienti insieme ad un farmaco chemioterapico, la dacarbazina. I risultati sono stati molto buoni ed in particolare, in un paziente, è stato verificato come il sistema immunitario rispondesse nel modo giusto a 21 mesi dal trattamento. Ora tale approccio verrà sperimentato anche con le persone affette da linfoma dolente in associazione con il rituximab.
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