Una tossina contenuta in un’alga diffusa in alcune zone del mondo potrebbe essere la causa dell’aumento dei casi di Alzheimer nei luoghi che ne subiscono la contaminazione. Uno studio a tal riguardo è stato pubblicato sulla rivista di settore Proceedings of the Royal Society B.
La scoperta è da attribuire ad una collaborazione tra gli scienziati dell’Institute for EthnoMedicine e quelli dell’University of Miami Brain Endowment Bank. Il gruppo di esperti ha infatti, con il proprio lavoro e la scoperta della tossina all’interno di un particolare tipo di alga molto diffusa nell’isola di Guam, posto con molte probabilità le basi per comprendere e approcciare in futuro in modo esatto la demenza. Questa sostanza è conosciuta da tempo dalla scienza ma non era mai stato possibile verificare come la contaminazione da parte della stessa potesse condurre allo sviluppo di Alzheimer o malattie simili. Tutto parte dalla verifica dei casi di decesso relativi ad una patologia che porta allo sviluppo nel cervello le placche beta-amiloidi e le problematiche tipiche dell’Alzheimer.
Entrando nello specifico, i ricercatori sostengono che l’esposizione cronica della popolazione della cittadina di Chamorro alla tossina tramite il cibo e l’ acqua contaminata sia tra le prime cause dello sviluppo della patologia sopracitata. E per dimostrare questo collegamento hanno condotto ben due esperimenti. Nel primo un gruppo di cercopitechi è stato nutrito con della frutta contenente la tossina. Mentre nel secondo, sempre svolto su modello animale, le cavie sono state sottoposte all’assorbimento di questa sostanza, conosciuta con l’acronimo BMAA, in quantità pari a quelle di una persona vissuta per tutta la vita nell’Isola di Guam e morte per una specifica malattia molto simile all’Alzheimer.
In entrambi i casi non sono mancati gruppi di controllo e cavie alle quali sono stati somministrati sia la tossina che un farmaco sperimentale contro l’Alzheimer: questi ultimi hanno mostrato una manifestazione minore dei sintomi. Commenta il coordinatore della ricerca, il dott. Paul Alan Cox:
Le nostre scoperte dimostrano che l’esposizione cronica alla tossina BMAA sia in grado di scatenare la malattia caratterizzata dagli stessi sintomi fisiologici dell’Alzheimer. Da quel che sappiamo la nostra ricerca è stata la prima a ricreare su modello animale i depositi amiloidi e i segni tipici della malattia, praticamente identici a quelli delle persone morte per questa patologia a Guam.
Forti di questa scoperta, l’Institute for EthnoMedicine sta dando vita ai primi trail sperimentali su volontari umani del farmaco utilizzato nel corso della ricerca pregressa con la tossina.
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