Un incredibile quanto ignobile norma è stata varata oltre un anno fa “per sbaglio” dal Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, e nonostante le richieste di modificarla, ancora non c’è alcuna novità. Stiamo parlando della legge anti-fannulloni che equipara il volontariato all’assenteismo.
In breve, la legge precedente prevedeva che se un dipendente pubblico si recava presso un’associazione donatori di sangue per tentare di salvare una vita con un prelievo, quella mezza giornata lavorativa non gli veniva contata come assenza, ma anzi gli veniva pagata di più, con un bonus aggiuntivo, visto che si trattava di una buona causa.
Da quando la legge anti-fannulloni è entrata in vigore, non solo il bonus è stato eliminato, ma quelle ore vengono conteggiate come ore in cui non si è lavorato le quali, se si è ad esempio un donatore universale, e per cui si viene contattati spesso per donare il sangue, rischiano addirittura di far perdere il posto di lavoro al dipendente statale.
Una norma a dir poco scandalosa che le associazioni di volontariato da oltre un anno stanno chiedendo che venga cambiata. L’ha definita “devastante” Sergio Casartelli, presidente onorario dell’Avis di Milano, secondo cui essa:
mette nel cittadino non la cultura del sociale e dell’aiuto alla persona, ma la cultura del fregarsene. Il cittadino sa solo che gli tolgono dei soldi. Ci hanno promesso che avrebbero cambiato la norma, eppure non l’hanno fatto: è un anno che aspettiamo.
Infatti l’aspetto assurdo è che non solo un cittadino debba privarsi del proprio sangue, ma ci debba anche rimettere. Una norma da terzo mondo insomma. Ed il Governo che fa? Alla richiesta di diverse associazioni, prende tempo e come al solito promette. E’ arrivata l’ora di mantenere le proprie promesse, e siccome questo non accade, molti donatori stanno chiedendo alle aziende pubbliche di andare contro la legge e di imporre nei contratti delle norme che tutelino queste categorie. Nella speranza che così qualcosa cambi.
[Fonte: Il Messaggero]