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Botulino, ecco a cosa fare attenzione

A cosa fare attenzione quando si parla di botulino? Negli ultimi tempi sono stati differenti i casi di botulismo che hanno condotto al decesso nel nostro Paese. Cerchiamo di capire quali sono i segni da riconoscere per non cadere vittime di questa tossina.

Cosa è il botulino e cosa causa

Come anticipato, il botulino è una tossina che è prodotta dal batterio Clostridium botulinum, il quale può contaminare alcuni alimenti. Quando ingerita questa è colpevole di una grave intossicazione che, sebbene rara, può rivelarsi potenzialmente letale. La tossina, infatti, va a interferire con il sistema nervoso bloccando letteralmente i segnali intercorrenti tra i muscoli e i neuroni.

Come è possibile desumere anche da ciò che è accaduto ultimamente, le intossicazioni da botulino avvengono nel momento in cui gli alimenti non vengono conservati nel modo giusto, favorendo in questo modo la crescita del batterio stesso. Quasi sempre i casi di botulismo grave sono legati ad alimenti conservati derivanti da una produzione casalinga. Difficilmente tale problema si presenta quando si parla di prodotto industriale.

Di solito, gli alimenti che più favoriscono una contaminazione da botulino sono i vegetali tipo funghi, pomodori e peperoni che non vengono trattati adeguatamente prima della conservazione, ma anche zucchine, aglio, erbe aromatiche o melanzane conservate sott’olio. Anche la carne conservata, affumicata o in salamoia può dar vita a un ambiente favorevole al riprodursi del batterio. Non vi è il rischio di proliferazione batterica in tal senso per tutti gli alimenti freschi, quelli gelati, surgelati, quelli cucinati, le conserve acidificate, le confetture, le marmellate, i cibi in salamoia se preparati con almeno una soluzione contenente 10% di sale.

Agire tempestivamente per una migliore risoluzione

Ecco quindi che, per evitare intossicazioni da botulino, è importante verificare lo stato di conservazione degli alimenti sopra descritti. Nel caso in cui, aprendo una conserva, si dovesse sentire un odore cattivo, si dovessero riscontrare delle bollicine o incontrare della muffa, il consiglio è ovviamente quello di non consumare assolutamente.

Nel caso si dovesse sospettare una contaminazione, bisogna recarsi immediatamente in ospedale. È importante sottolineare che questa può manifestarsi anche a distanza di diverse ore dall’ingestione del cibo contaminato e, in alcuni casi, anche dopo una settimana. La prima sintomatologia, per la sua lieve entità, non di rado viene sottovalutata. Parliamo di diarrea, nausea, vomito e dolori di pancia.

A far scattare l’allarme, di solito, sono i sintomi neurologici, tra i quali possiamo riscontrare difficoltà a parlare o deglutire, secchezza della bocca, difficoltà a mettere a fuoco, offuscamento visivo, nonché la ptosi della palpebra.

Parliamo del non essere più in grado di sollevare la palpebra, che obbliga le persone a tenere la testa inclinata per vedere meglio. Recandosi in ospedale, è possibile contare sulla somministrazione di antitossina in grado di neutralizzare la tossina e di fermare la paralisi.