Il poeta Auden aveva soprannominato l’era nucleare successiva alla fine della Seconda Guerra Mondiale “l’età dell’ansia”. Sicuramente, in quegli anni i disturbi d’ansia erano tra le malattie mentali più diagnosticate. Dal 1990 in poi, invece, l’attenzione della psichiatria si spostò sulla depressione.
Ora, però, un nuovo articolo pubblicato di recente dal sociologo Allan Horwitz, decano per le scienze sociali e comportamentali alla Rutgers University, suggerisce che l’ansia potrebbe ripresentarsi a reclamare il suo primo posto nelle diagnosi di disturbi psichici. Le osservazioni di Horwitz sono state pubblicate dalla rivista The Milbank Quarterlly.
Sebbene ansia e depressione siano due condizioni distinte, la maggior parte delle persone che soffre di depressione ha avuto anche problemi di ansia, e viceversa. Di conseguenza, le teorie psicologiche ed il marketing dell’industria farmaceutica hanno cercato di determinare quale delle due predomini nella diagnosi.
Negli anni ’50 e ’60, l’ansia era la condizione di base per la teoria psicodinamica, che era di gran lunga la teoria dominante, ha detto Horwitz, riferendosi alla terapia basata sulle idee di Sigmund Freud. Allo stesso tempo, le compagnie farmaceutiche cominciavano a lanciare sul mercato i “tranquillanti” come Miltown, Valium e Librium.
Nel 1980, tuttavia, una reazione sia contro Freud che conto l’uso dei tranquillanti aveva suscitato il panico attorno alla dipendenza da questi farmaci.
Piuttosto che combattere alcune credenze infondate, però, le aziende farmaceutiche hanno iniziato a pubblicizzare maggiormente gli antidepressivi, come l’amitriptilina. Poi, nel 1987, hanno introdotto e commercializzato il Prozac e farmaci simili, che curano “lo squilibrio cerebrale” associato alla depressione.
Nel 1962, 12 milioni di persone soffrivano di disturbi d’ansia e solo 4 milioni erano classificati come depressi, ma, entro il 1975, 18 milioni di persone entrarono nella schiera depressi, rispetto ai soli 13 milioni con disturbi d’ansia. Secondo Horwitz, entro il 2000, il 10 per cento della popolazione americana aveva ricevuto prescrizioni di antidepressivi.
Recentemente, tuttavia, c’è stata un’ulteriore reazione, stavolta contro gli antidepressivi:
C’è anche il problema della corruzione degli psichiatri in collaborazione con l’industria farmaceutica, la soppressione di risultati negativi, come i dati riferiti al suicidio in persone in terapia con questi farmaci, ha detto Horowitz.
Di conseguenza, egli prevede un prossimo focus sull’ansia con più prescrizioni di ansiolitici da tempo dimenticati.
Un panorama ed un’analisi agghiacciante, quella di Horwitz, che porta ad immaginare una sorta di complotto tra psichiatria e case farmaceutiche che influiscono sulla diagnosi, alternando a decenni di ansia decenni di depressione. Sarà vero?
[Fonte: Medicalnewstoday]