C’è chi comincia ad agitarsi giorni e giorni prima della partenza. Chi arriva tranquillo sino alla scaletta dell’aereo, per poi abbandonarsi all’ansia più sfrenata al momento del decollo. C’è chi ascolta trepidante ogni minimo rumore proveniente dai motori, dalle ali, dal carrello e da tutto ciò che potrebbe rappresentare una possibile fonte di pericolo. Chi, invece, segue ogni movimento del personale di cabina convinto che se loro sono tranquilli e sorridenti non può accadere nulla di veramente grave.
Per non parlare delle manifestazioni fisiche, disturbi difficili da controllare: sudorazione eccessiva (rigorosamente fredda), tachicardia, vertigini, nausea e. soprattutto, ansia. Disagi che, nella stragrande maggioranza dei casi, non hanno nessun motivo di esistere ma ci prendono e ci accompagnano lungo tutto il viaggio. Per abbandonarci solo quando, finalmente, torniamo con i piedi per terra. E a nulla (o poco) serve pensare che l’aereo è, in assoluto, il mezzo di trasporto più sicuro che ci sia. A nulla (o poco) servono le rassicurazioni di chi ci sta accanto.
Quando sei nel pieno della paura, i numeri e la razionalità possono fare ben poco, se non nulla. Dunque, meglio agire prima. Meglio cercare di capire cosa scateni tanta agitazione, cosa si nasconde dietro quella che prende il nome di aerofobia (paura dell’aereo, del volo, appunto). Il problema maggiore di quanti hanno paura di volare (e sono davvero tanti, quasi il 50% degli italiani che ogni giorno prende l’aereo) sta a quanto pare, nell’incapacità di abbandonarsi, di affidarsi di lasciarsi andare.
Cosa fare? Per risolvere definitivamente i problemi di carattere psicologico si può intervenire con tecniche di rilassamento e di condizionamento accompagnate (se veramente il problema è invalidante e non permette in alcun modo di volare e viaggiare) da una psicoterapia breve (cognitivo comportamentale) per cercare di scoprire le vere ragioni che si celano dietro la paura. Riconoscerla, inoltre, è sempre importante.
E’ una maniera per far uscire allo scoperto quella parte di noi che preme per essere liberata. E ogni modo è buono: come viaggiare con qualcuno di cui ci si fida o parlarne, fosse anche con un compagno occasionale di viaggio, o con lo sconosciuto che ci siede accanto.
Rimedi naturali e non: troppo spesso, però, l’abitudine ad assumere farmaci contro l’ansia prevale, tanto che si finisce per abusarne. Se proprio non se ne può fare a meno è consigliabile, dunque, parlarne col proprio medico di fiducia che saprà consigliare il prodotto meno dannoso e le giuste dosi.
Utili anche i Fiori di Bach (per il panico Rock Rose) oppure, per superare la sensazione di non farcela, Larch. Si prendono, qualche giorno prima del volo, 2 gocce per ogni rimedio diluite in 30 ml di acqua minerale naturale con l’aggiunta di un cucchiaino di Brandy (quattro volte al giorno: al mattino appena svegli, due volte nell’arco della giornata e alla sera prima di coricarsi. Meglio lontano dai pasti (si può fare preparare dal farmacista).
Oppure, prima di partire, si possono assumere puri sotto la lingua: 2 gocce un paio di volte a distanza di un’ora una dall’altra. E se in volo ci coglie il panico, un rimedio d’urgenza può essere Rescue Remedy (2 gocce pure sotto la lingua ogni ora).