A quanto pare l’infertilità maschile potrebbe essere davvero una questione di misure, ma non solo nel senso canonico e ironico del termine, come sempre viene percepito il problema. Parliamo infatti di vera e propria anatomia e della distanza che intercorre tra lo scroto e l’ano. Ed in un secondo tempo anche della lunghezza del pene.
Niente stress, o radiazioni del cellulare. Sarebbe solo una questione di centimetri.
L’autore dello studio, il dott. Michael Eisemberg, professore presso il Dipartimento di Urologia Scott del Baylor College of Medicine nel Texas, spiega di aver prima osservato il verificarsi dell’ipotesi sul modello animale prima di rivolgersi e verificare a livello umano.
Abbiamo osservato in studi sugli animali che la distanza anogenitale è una misura importante per lo sviluppo genitale e può essere più breve nei maschi con anomalie di sviluppo dei testicoli e della funzione degli stessi.
La ricerca pubblicata su PLoS One, nota rivista di settore, si è quindi focalizzata nel tentare di scoprire se lo stesso assunto sarebbe potuto essere valido anche per il modello umano. Ed a quanto pare, sorprendentemente, ci sarebbe una relazione anche negli uomini nella lunghezza del pene ma soprattutto nella distanza ano-scrotale.
La conferma è stata ricercata in un campione di 173 volontari pronti a sottoporsi ad una vera e propria misurazione.
Se così fosse, questo potrebbe aiutarci a sviluppare un nuovo metodo per valutare i pazienti con compromissione della potenzialità riproduttiva.
Delle persone prese in esame, 117 erano infertili e 56 fertili. Ed i risultati della misurazione hanno evidenziato come i soggetti non fertili presentassero una minore distanza tra lo scroto e l’ano ed anche un pene più corto, ovviamente rispetto al campione di uomini fertili.
Precisa il coordinatore della ricerca:
Ci sono due principali implicazioni in questo studio: in primo luogo, ciò potrebbe rappresentare un modo non invasivo per testare la funzione testicolare e il potenziale riproduttivo in uomini adulti e, in secondo luogo, suggerisce che le esposizioni di gestazione e sviluppo possono avere un impatto nella funzione testicolare nell’adulto.
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Fonte: La Stampa