Da sempre, i medici invitano alla cautela quando si tratta di assumere simultaneamente farmaci e prodotti erboristici, a cause delle possibili interazioni, come nel caso del Ginkgo Biloba, sconsigliato in concomitanza degli anticoagulanti a causa del rischio di emorragie.
Secondo la scienza, infatti, gli estratti di Ginkgo biloba, a causa dei suoi derivati terpenici presenti nelle foglie, non sono indicati per chi segue una terapia anticoagulante o antiaggregante ed è quindi a rischio di sanguinamento. Ma le cose non stanno esattamente in questo modo e a darne notizia è il dottor Fabio Firenzuoli, del Dipartimento di Farmacologia Università di Firenze e direttore del Centro di Medicina Integrativa di Careggi. Il dottore, infatti, ha reso noto uno studio condotto di recente da un team di ricercatori giapponesi della Shizuoka University, pubblicato su “Phytomedicine”.
Lo studio, ha dimostrato come la conoscenza delle possibili interazioni tra erbe e farmaci, sia ancora poco sviluppata, anche a causa della complessità della materia. I ricercatori, nel caso specifico, hanno analizzato gli effetti del Ginkgo in concomitanza di un noto farmaco anticoagulante, il warfarin, capovolgendo quanto creduto fino ad oggi sull’attività antiaggregante piastrinica della pianta. Come spiega il dottor Firenzuoli:
La cosa in realtà non ci meraviglia più di tanto, primo perché la ricerca scientifica è fatto appunto di ipotesi, ricerche e analisi dei risultati, che possono anche ribaltare le ipotesi di partenza, secondo perché è noto che i possibili punti di interazione tra farmaci ed erbe sono molteplici, con effetti biologici finali anche inattesi.
Dai test eseguiti su modello animale, infatti, è emerso come l’interazione fosse in grado di aumentare i livelli del Citocromo P450, che metabolizza il farmaco, riducendo così l’attività del warfarin, la cui conseguenza è un aumento del rischio di trombosi. Questo lavoro, perciò, metterebbe in discussione il rischio di emorragie correlato all’associazione di Ginkgo e warfarin e amplifica la complessità delle interazioni erbe-farmaci, spesso solo ipotetiche. Tuttavia, come consiglia lo stesso Firenzuoli, è importante essere prudenti quando si deve associare un prodotto fitoterapico ad una terapia farmacologica, perché le risposte sono del tutto imprevedibili.